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Le PMI valgono la metà del fatturato nei settori chiave del Made in Italy, ma per il 16% di queste l’investimento in Digitale è ancora considerato un costo

Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano

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COMUNICATO STAMPA


Le PMI valgono la metà del fatturato nei settori chiave del Made in Italy, ma per il 16% di queste l’investimento in Digitale è ancora considerato un costo

Le PMI “Large”, che superano i 50 milioni o i 249 occupati, mostrano una sensibilità più che doppia rispetto alle PMI in senso stretto nel valutare le competenze realmente possedute

La transizione digitale è accompagnata da una transizione green. Il 58 % delle PMI Large ha adottato o è interessata a soluzioni per ridurre l’impatto energetico. Il 61% ha introdotto o si propone di introdurre pratiche di Corporate Social Responsibility


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Milano, 16 giugno 2022 - In Italia il digitale è già un punto di forza per le PMI “Large” (cioè con fatturato sopra i 50 milioni di € o numero dipendenti superiore a 250), ma non ancora per quelle “tipiche”: il 71% delle prime mostra, infatti, un profilo “convinto” o “avanzato”, rispetto al 50% delle PMI in senso stretto. Il digitale è considerato come un costo solo dal 2% delle Large (rispetto al 16% delle PMI), mentre per il 61% è invece lo strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda (rispetto al 35% delle PMI). In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.

Questi alcuni dei dati presentati oggi dall'Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI  della School of Management del Politecnico di Milano*, in occasione del convegno “Innovazione digitale nelle PMI: uno, nessuno...ecosistema!”.

Circa 250mila PMI sono in grado di produrre intorno al 40% del fatturato nazionale e di assorbire oltre il 30% della forza lavoro: numeri che fanno comprendere non solo l’importanza del ruolo giocato dalle PMI in Italia ma anche l’attenzione che il Paese deve loro dedicare per salvaguardare questo patrimonio economico e sociale” dichiara Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI.Prima di parlare dei singoli, però, dobbiamo parlare di responsabilità del sistema: troppo spesso sentiamo parlare di arretratezza delle imprese, di scarsa cultura digitale degli imprenditori, di visioni poco evolute. L’imprenditore, per la sua stessa  estrazione, prevalentemente tecnica, si concentra più sul prodotto che sulla gestione e la programmazione, più sulla quotidianità che sulla pianificazione e la gestione del cambiamento. Ecco, allora, che le associazioni di categoria, le filiere, le supply chain, gli istituti finanziari, la classe politica, la pubblica amministrazione, gli hub territoriali per lo sviluppo digitale devono fare la loro parte per creare le condizioni che permettano di fare impresa. Solo a quel punto, le responsabilità individuali di fare o non fare potranno essere attribuite alle singole organizzazioni.

Le Filiere a confronto
Il mondo delle PMI è estremamente variegato e provare a illustrarlo nella sua interezza può portare a conclusioni non sempre generalizzabili: sono state quindi individuate, in partnership con con InfoCamere, tre filiere – agroalimentare, arredo e moda - che coniugano l’importanza del Made in Italy con la necessità di mettere in evidenza la varietà di alcune caratteristiche (come dimensioni e numerosità).

Il settore agro-alimentare è decisamente il più numeroso, con 54mila imprese attive (3,9% della numerica di comparto). Le PMI rappresentano il 49% del fatturato complessivo di filiera (pari a circa 192 miliardi di €) con una media di 3,5 milioni di euro per ogni realtà, ed evidenzia una forte vocazione verso la micro-dimensione con una media di circa 18 addetti per impresa.
L’arredamento vede 8mila PMI attive (5,7% del comparto) ed esprime la dimensione più elevata sia a livello di fatturato, rappresentando la metà degli oltre 37 miliardi dell’intera filiera (con una media di 4,3 milioni di euro per ogni realtà) che in termini di addetti medi per impresa (23).
La moda, invece, presenta 19mila imprese attive con un fatturato medio di 3,9 milioni di € (54% degli oltre 73 miliardi del comparto) e circa 22 addetti per impresa.

PMI e PMI Large: maturità digitale a confronto
Quando si parla di PMI si fa riferimento a imprese con un numero di addetti compreso tra 10 e 249, che generano un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro o con un attivo inferiore ai 43 milioni di euro. Questa definizione (utilizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico o dalla Commissione Europea) da un lato, permette di identificare in modo univoco un sottoinsieme oggettivo di imprese all’interno del panorama economico, dall’altro, però, esclude dal novero quelle imprese che nei comportamenti sono assimilabili alle PMI ma, nella forma, non lo sono.

L’individuazione di questo ultimo segmento, ovvero le PMI Large, ha sia l’obiettivo di esaminare un gruppo di mercato, strategico, ma ancora troppo poco approfondito, e sia di comprendere lo stato di digitalizzazione del gradino dimensionale successivo a quello delle medie imprese, al quale queste ultime potrebbero guardare in chiave evolutiva.

Dalle analisi risulta che il digitale sia un punto di forza delle PMI Large: il 71% mostra, infatti, un profilo convinto o avanzato, rispetto al 50% delle PMI. Si tratta di imprese che stanno cercando di riorganizzare i processi con l’ausilio del digitale e che dispongono internamente di competenze per l’innovazione. Solo il 29% delle PMI Large, invece, può essere ascritto alle categorie degli “analogici” e dei “timidi” (rispetto al 50% delle PMI); si tratta di imprese ancora restie ad abbracciare la transizione digitale, mancando soprattutto di un approccio olistico e di una visione strategica di lungo termine.

Vi è una forte percezione dei vantaggi derivanti dal digitale: solamente il 2% delle Ibride lo considera come un costo (rispetto al 16% delle PMI) mentre il 61% lo considera lo strumento per costruire il futuro dell’azienda (rispetto al 35% delle PMI). Il digitale costituisce un aspetto culturale di queste aziende, nelle quali esiste una maggiore consapevolezza digitale. È, però, ancora carente l’attività di formazione svolta per i dipendenti e per il management.

Nel segmento delle PMI Large, emerge, nel complesso, una maggiore attenzione per le tecnologie di frontiera, anche se i tassi di adozione non sono così interessanti da poter parlare di un fenomeno diffuso.
La transizione digitale è accompagnata da una transizione green. Il 58 % delle PMI Large, infatti, ha adottato o è interessato ad adottare soluzioni per ottenere una riduzione dell’impatto energetico, il 48%, invece, è interessato a rating ESG, mentre il 61% ha introdotto o si propone di introdurre pratiche di Corporate Social Responsibility.

“L’importanza del ruolo giocato a livello economico e sociale da parte delle PMI merita la massima attenzione da parte del sistema Paese, che deve fare la sua parte: solo in questo modo si può affrontare il problema nella sua interezza e indagare le ragioni profonde dietro all’andamento digitale delle imprese. Per attivare meccanismi di contaminazione ed emulazione tali da allargare la base digitale è necessario, da un lato, adottare un approccio per filiere che tenga conto anche delle PMI Large, mentre dall’altro gli hub territoriali di innovazione devono collegarsi maggiormente tra loro e con la rete relazionale del territorio” aggiunge Federico Iannella, Ricercatore Senior Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI.

I “trigger dell’innovazione” nell’ecosistema
Troppo spesso le PMI approcciano in modo destrutturato il proprio percorso di innovazione, facendosi guidare più dall’esigenza temporanea di cambiamento o dalle opportunità di finanziamento una tantum offerti dalle diverse istituzioni. Esistono però 4 diverse tipologie di enti nati con la missione di guidare e affiancare le PMI in un percorso solido di trasformazione digitale.

I Digital Innovation Hub (DIH) sono 23 in Italia e svolgono il ruolo di promotori dell’evoluzione digitale, attraverso specifiche attività di sensibilizzazione e formazione sulle nuove tecnologie e sulle opportunità esistenti.
I Punti Impresa Digitale (PID) sono strutture localizzate presso le Camere di commercio. Nati nel 2016, sono oggi 88, punto di riferimento territoriale per attività di formazione e informazione, sia a livello di policy/incentivi/opportunità attivate dal Governo, sia per approfondimenti su specifiche tecnologie e loro applicazioni.
L’Innovation Manager (IM), figura introdotta con la Legge di bilancio del 2019, rappresenta un punto di contatto tra le PMI e gli enti pubblici a supporto dei processi di innovazione digitale, fungendo spesso da tramite per l’erogazione di servizi tra gli Hub di innovazione e le PMI stesse. Oggi sono circa 8mila gli Innovation Manager iscritti alle liste MISE, anche se in realtà non tutti operativi su progetti di innovazione.
I Competence Center (CC) costituiscono l’infrastruttura «hard» della rete, a supporto del trasferimento tecnologico in chiave Industria 4.0. I CC presenti sul territorio italiano, nati tra il 2018 e il 2020, sono 8, ciascuno specializzato su ambiti tecnologici specifici e complementari. Rappresentano l’ultimo ente a cui approdano le imprese nel loro tragitto di innovazione, e si concentrano sulle attività più collegate al lancio e accelerazione di progetti innovativi e di sviluppo, attraverso la sperimentazione pratica delle tecnologie (con live demo e test before invest), la produzione “in vivo” degli strumenti di Industria 4.0 e la raccolta di best practices per l’implementazione della trasformazione tecnologica.

Il Contest PMI Awards 2022

Nel corso del Convegno, sono state premiate le aziende vincitrici del Contest PMI Awards 2022, il Premio riconoscimento dedicato alle PMI che si sono distinte per un progetto nell’ambito dell’innovazione e della trasformazione digitale.
Tra le numerose candidature pervenute nel corso dell’anno, le finaliste arrivate a contendersi il riconoscimento sono state otto: Arredo Inox Srl (Crotone), BCN Concerie S.p.A. (Pisa), Emme Technology srl (Monza e Brianza), FBF Srl (Napoli), Löwengrube srl (Firenze), Nastrotex-Cufra Spa (Bergamo), Pelletterie Bianchi e Nardi S.p.A. (Firenze), R.T.A. srl (Pavia)

La giuria di esperti, sulla base dei criteri di originalità del progetto, rilevanza e misurabilità dei benefici, complessità del progetto e approccio strategico, ha decretato vincitori della prima edizione del PMI Awards le seguenti aziende:

Arredo Inox Srl. L’azienda si occupa di sviluppo e produzione di apparecchiature per il trattamento dei cibi. Il progetto premiato “POR – Produco, Ottimizzo, Risparmio”, ha permesso di aumentare la capacità produttiva e di ridurre i costi di produzione, attraverso nuovi macchinari e automatizzati di software MES.

BCN Concerie S.p.A. L’azienda si occupa della preparazione e concia di cuoio e pelle. Il  progetto “Microinnovazione 20+”, grazie alla creazione di un sistema informatico basato sulle tecnologie più evolute, ha permesso di ottimizzare i tempi di produzione e di incrementarela produttività.

R.T.A. srl. L’azienda si occupa di motion control. Il progetto  “Revisione processi e digitalizzazione”, attraverso una migliore gestione dei dati e la revisione dei processi aziendali, ha permesso di migliorare l’efficienza e la digitalizzazione dei processi lavorativi.

*L'edizione 2021-2022 dell'Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI è stata realizzata in collaborazione con i Partner Banca Sella, Cegeka, Cisco, GMDE, Innovation4HR, Google, TIM, Microsoft, Sistemi, TeamQuality, TeamSystem, Vodafone Business; gli Sponsor Aruba Business, Ennova, GRCteam, Banco BPM, Konica Minolta Business Solutions Italia, SIATEC, VISA, Zucchetti; i Patrocinanti Anfia, Federazione ANIE, A.P.I., AssoSoftware, Confesercenti, Dintec, InfoCamere, Punti Impresa Digitali, U.NA.P.P.A., UNIC – Concerie Italiane.

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La School of Management del Politecnico di Milano, costituita nel 2003, accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e consulenza nel campo dell’economia, del management e dell’industrial engineering, che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili.

La School of Management possiede la “Triple crown”, i tre accreditamenti più prestigiosi per le Business School a livello mondiale: EQUIS, ricevuto nel 2007, AMBA (Association of MBAs) nel 2013, e AACSB (Advance Collegiate Schools of Business, ottenuto nel 2021). Nel 2017 è la prima business school italiana a vedere riconosciuta la qualità dei propri corsi erogati in digital learning nei master Executive MBA attraverso la certificazione EOCCS (EFMD Online Course Certification System). Inserita nella classifica del Financial Times delle migliori Business School d’Europa dal 2009, oggi è in classifica con il Full-Time MBA, Master of Science in Management Engineering e con l’Online MBA. In particolare nel 2022 l’International Flex EMBA si posiziona 6° al mondo nel Financial Times Online MBA Ranking. La Scuola è presente anche nei QS World University Rankings e nel Bloomberg Businessweek Ranking. La Scuola è membro di PRME (Principles for Responsible Management Education), Cladea (Latin American Council of Management Schools) e di QTEM (Quantitative Techniques for Economics & Management Masters Network). Fanno parte della Scuola: il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e MIP Graduate School of Business che, in particolare, si focalizza sulla formazione executive e sui programmi Master. Le attività della School of Management legate all’Innovazione Digitale si articolano in Osservatori Digital Innovation, che fanno capo per le attività di ricerca al Dipartimento di Ingegneria Gestionale, e Formazione executive e programmi Master, erogati dal MIP.
Gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano nascono nel 1999 con l’obiettivo di fare cultura in tutti i principali ambiti di Innovazione Digitale. Oggi sono un punto di riferimento qualificato sull’Innovazione Digitale in Italia che integra attività di Ricerca, Comunicazione e Aggiornamento continuo. La Vision che guida gli Osservatori è che l’Innovazione Digitale sia un fattore essenziale per lo sviluppo del Paese. La mission è produrre e diffondere conoscenza sulle opportunità e gli impatti che le tecnologie digitali hanno su imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini, tramite modelli interpretativi basati su solide evidenze empiriche e spazi di confronto indipendenti, pre-competitivi e duraturi nel tempo, che aggregano la domanda e l’offerta di Innovazione Digitale in Italia. Le attività sono svolte da un team di oltre 100 tra professori, ricercatori e analisti impegnati su più di 40 differenti Osservatori che affrontano i temi chiave dell'Innovazione Digitale nelle Imprese (anche PMI) e nella Pubblica Amministrazione: 5G & Beyond, Agenda Digitale, Artificial Intelligence, Big Data & Business Analytics, Blockchain & Distributed Ledger, Business Travel, Cloud Transformation, Cloud nella PA, Connected Car & Mobility, Contract Logistics “Gino Marchet”, Customer Experience B2b, Cybersecurity & Data Protection, Data Center, Design Thinking for Business, Digital B2b, Digital Content, Digital Identity, Digital Transformation Academy, Droni, eCommerce B2c, EdTech, eGovernment, Export Digitale, Fintech & Insurtech, Food Sustainability, HR Innovation Practice, Innovative Payments, Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, Innovazione Digitale nel Retail, Innovazione Digitale nel Turismo, Innovazione Digitale nelle PMI, Internet Media, Internet of Things, Life Science Innovation, Mobile B2c Strategy, Multicanalità, Omnichannel Customer Experience, Professionisti e Innovazione Digitale, Quantum Computing & Collaboration, Realtà Aumentata & Metaverso, Sanità Digitale, Smart AgriFood, Smart City, Smart Working, Smart Working nella PA, Space Economy, Startup Hi-tech, Startup Intelligence, Supply Chain Finance, Tech Company - Innovazione del Canale ICT, Transizione Industria 4.0.

Caricato il 16/06/2022