Mercanteinfiera

Alle origini di una passione

ALLE ORIGINI DI UNA PASSIONE

di Monica Magnani

 

Esistono tante anime tra i collezionisti: chi accumula, chi investe, chi, seguendo il proprio gusto, compra ogni cosa che attiri la sua attenzione e chi si specializza e, amando la storia, le arti decorative e gli studi sociali, vede gli oggetti che trova come navicelle temporali che portano tracce di vite che vorrebbe conoscere nella loro interezza: io sono affascinata da tecniche, forme, colori e materiali e da chi le ha combinate per creare un oggetto unico, fortemente radicato nel periodo e nella cultura che lo ha prodotto e ho scelto di raccogliere i cosiddetti portaprofumi decorativi (in inglese decorative scent bottles), cioè i contenitori di profumo privi della marca di un brand specifico, che riportano invece le bottiglie di profumi commerciali.

Collezionare oggetti di nicchia, sconosciuti ai più, come sono certo da considerare i flaconi portaprofumo antichi, è stata per tanti anni una passione strana, personale, leggermente maniacale e molto solitaria.  

Poi, come spesso succede nella vita, una scoperta casuale ha cambiato tutto pochi anni fa: negli Stati Uniti esiste un’associazione che accoglie, e raccoglie, chi ha una qualsiasi interesse nel mondo del profumo e nelle collezioni a esso legate. 

Attualmente avere contatti, comunicare e partecipare a gruppi ed eventi non è una cosa difficile, anche se sono dalla altra parte del mondo, e subito sono diventata parte integrante dell’IPBA (International Perfume Bottle Association).

Non solo la mia passione è diventata qualcosa di condivisibile, ma è stata valorizzata dal fatto che la conoscenza che avevo costruito ricercando e studiando ogni pezzo trovato, veniva apprezzata, partecipata e ricercata per gruppi di studio e conferenze online.

Le mostre di Venezia, al Museo di Palazzo Mocenigo, a Comacchio, al Museo del Delta antico, e ora la collaterale al Mercanteinfiera mi hanno dato e mi daranno la possibilità di incontrare tanti appassionati di antiquariato, tanti collezionisti di altri oggetti del passato o semplicemente tante persone curiose e interessate che ascoltano le storie che i flaconi raccontano attraverso me.

Sono storie di viaggi, di persone famose, di guerre, di balli, di famosi e sconosciuti artisti del piccolo che creavano per stupire oggetti sicuramente ricercati ed elitari, almeno fino alla fine del XIX secolo. Sono lo specchio storico del momento in cui sono stati creati e ne riportano stili, decorazioni e forme che ci ricordano ancora una volta quanto a volte le arti decorative non siano inferiori, per contenuti culturali, alle nobili arti della pittura e della scultura.

STORIE

La mia “Numero uno” (220)
Come Paperon de’ Paperoni, anche io ho la mia “numero uno”, non è ovviamente una moneta, ma un oggetto che ha trasformato quella che era una collezione di profumi moderni e vintage in una raccolta di oggetti d’epoca. 

È stato negli anni dell'Università a Parma con la scoperta di un singolare negozio che vendeva una miscellanea di oggetti antichi e “prodotti da toeletta” (sic). La signorina Carlotta sembrava ferma al tempo degli oggetti che vendeva e gestiva il suo negozio più con l'animo di una collezionista che di una commerciante: entrare in quell'ambiente, con le vetrine in legno color turchese, era entrare in un'altra epoca. Fu l'acquisto di un piccolo oggetto d'argento a forma di uovo, che lei mi disse proveniente da una nobile famiglia veneziana, a fissare i parametri che caratterizzano gli oltre mille flaconi della mia collezione attuale. Quella che ho poi scoperto essere una perfume box tedesca del XVII secolo, fatta in un periodo in cui il profumo aveva ancora una funzione balsamica e di protezione dalle malattie, aveva in sé le tre caratteristiche fondamentali della mia raccolta odierna: l’epoca, l'insolito e il piccolo, misure sempre inferiori ai 10 centimetri.

Due colpi di fortuna.  (117, 541)
Visitare mercatini è essenziale per chi colleziona: si cerca sempre di trovare qualcosa per arricchire la propria raccolta, sperando che chi vende, non sia del tutto a conoscenza del valore dell’oggetto, valore che, ovviamente può anche essere tale solo per chi colleziona. Due esempi, in due contesti molto diversi.   

Tanti anni fa al Mercatino della Montagnola a Bologna girovagavo fra un’accozzaglia di oggetti usati, alcuni divertenti e interessanti, spesso in pessime condizioni. Passando davanti a un rivenditore di pezzi meccanici usati, qualcosa, in uno scatolone pieno di catene per bicicletta, attirò la mia attenzione. Era effettivamente una catena, ma con diversi oggetti pendenti. Cercando di mantenere una voce normale, chiesi in un pessimo dialetto che cosa fosse quella cosa e mi venne risposto dal commerciante che non ne aveva idea. Io, invece, lo sapevo benissimo, perché avevo visto qualcosa di simile sull’unico libro che trattava flaconi che possedevo allora: era una chatelaine da ballo, vale a dire un piccolo necessaire da cintura da cui pendono solitamente un carnet da ballo, una matita e un portaprofumo. Questa era in filigrana (d’argento? Troppo sporca per dirlo!) e con un’evidente decorazione di gigli borbonici: dopo una rapida trattativa l’acquistai per 5.000 lire. Dovetti sedermi su una panchina per riprendere il controllo ed esaminare l’oggetto, che era anche arricchito da un contenitore con specchio: la mia prima chatelaine, bellissima, completa e vecchia di oltre cent’anni. Il nome chatelaine (castellana) dato a questi oggetti deriva dal fatto che le padrone dei manieri portavano le chiavi dei cassoni che contenevano gli oggetti più preziosi appesi alla cintura.

Un simile colpo di fortuna, molto più recente, mi è capitato al mercato dei Navigli, dove una signora che vendeva esclusivamente borse Vuitton usate mi ha venduto un portaprofumo Vittoriano in argento smaltato, evidentemente trovato sul fondo di una di esse, per la ridicola cifra di 35 euro. Ciò mi ha stupito, perché gli argenti britannici hanno punzoni sufficienti per far sapere quando, dove e da chi sono stati fatti e quindi basta una puntata sul web per avere tutte le informazioni del caso. Le sono grata di non essersi informata!

Un po’ di storia (984, 181)
La Storia, quella con la “s maiuscola”, può avere a che fare con i portaprofumi antichi. A parte la galleria di personaggi famosi che compaiono ritratti sui flaconi (Napoleone, Garibaldi, Sarah Bernardt, Pio IX, la regina Vittoria, ecc.) ci sono pochi, rari flaconi che ci portano in un momento storico preciso: ecco due esempi. 

Quasi un pezzo di cronaca racconta il flacone in vetro verde e ottone attaccato a una catena da orologio maschile. Mostra un cannone e alcune parole in bulgaro che significano "Società della Valle del Male Klisura" e la data 1876, quando molti villaggi bulgari si ribellarono all'Impero ottomano, ma furono distrutti e l’insurrezione annegata nel sangue. Klisura è una piccola città della Bulgaria centrale situata in una valle circondata dalle montagne. Il suo nome è tradizionalmente associato all'eroismo dei suoi abitanti, durante la “Rivolta di aprile”: il villaggio fu un centro della rivoluzione e Borimechkata "l'uomo che combatte con un orso", che viveva nel villaggio, fu uno dei suoi leader. Lo spirito dei ribelli può essere sentito ancora ai giorni nostri. A un miglio da Klisura si trova un luogo storico chiamato Zli Dol, l’Evil Glen, citato sul flacone.

Ancora un cannone è raffigurato sul piccolo contenitore tondo fatto nel metallo che avvolge i proiettili disegnato e sbalzato nelle lunghe ore di trincea durante la Prima Guerra mondiale. Il presente e il passato recente di chi lo ha fatto sono i due lati dello stesso flacone: da una parte il famoso “75”, l’arma che ha permesso alla Francia e ai suoi alleati di vincere tante battaglie, l’altro il ricordo dell’ultimo, tenero abbraccio alla donna amata, dalla quale si spera di tornare. Un pezzo unico che per me ha un altissimo valore sentimentale!

Ti parlo d’amore  (970)
Tantissimi flaconi nella collezione sono evidenti regali di fidanzamento o matrimonio, proposte o pegni d’amore che fanno un uso massiccio di tutti i simboli legati a questo sentimento: fiori come il non ti scordar di me, la rosa, la viola del pensiero, l’edera oppure coppie che si corteggiano, cuori e piccoli Cupido. In alcuni casi, come nella penisola scandinava durante il 18° secolo, regalare un oggetto d’argento a forma di cuore che conteneva aromi rivitalizzanti accompagnava una vera e propria proposta di matrimonio. L’oggetto forse più completo in questo senso è un flacone trovato recentemente, di probabile fabbricazione francese, un piccolo capolavoro di metalli preziosi e smalti. In un susseguirsi di scene e ritratti ci mostra la storia di una ragazza che dapprima è sola, poi incontra un uomo e da questa unione nascono tre figli: uno probabilmente morto in tenera età e raffigurato come un cherubino, una bimba raffigurata con un gattino che immaginiamo perciò affettuosa, ma indipendente e un bimbo, raffigurato con un galletto che certo allude a un carattere orgoglioso e un po’ arrogante, da erede designato. 

Tutto a portata di mano (870)
Sono molto affascinata da quegli oggetti che sono più di quello che sembrano: il ventaglio o il bastone da passeggio che racchiudono fiale per profumo in vetro, il flacone in cristallo che ospita un cannocchiale da teatro, i piccoli astucci in cui si annidano oggetti per il cucito o per il trucco, le scatole da viaggio per portarsi dietro ciò che può servire. Non dimentichiamo che queste cose appartenevano a persone ricche e nobili che si spostavano per piacere o per raggiungere residenze diverse. Sicuramente il più curioso è un “compendium” tedesco databile attorno al 1720. Quello che sembra essere un affusolato oggetto in argento finemente lavorato, si smonta in ben sei differenti utili piccoli pezzi: un agoraio, una spoletta per il filo, un ditale, una vinaigrette (i sali erano utilissimi per le signore che svenivano spesso!), un portacera e un sigillo per chiudere le lettere: tutto in 10 centimetri.

Spero che ciò che ho scritto serva, anche solo in parte, a spiegare perché una collezione diventa un’appassionata caccia al tesoro, perché a volte un oggetto non prezioso e non costoso diventa uno dei più apprezzati e significativi, perché le numerose “sottocollezioni” vanno a formare una raccolta che ha un senso, un’idea di base, un “concept” come attualmente è di moda dire. 

Trovare, ricercare e scoprire sono per me tre passaggi fondamentali: a volte è possibile, a volte no e l’oggetto trovato mantiene intatto il suo mistero, ma è bello anche così!

Caricato il 02/10/2024