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#coronavirus - Come se ne parla sui social - aggiornamento del 26 febbraio

#coronavirus - Come se ne parla sui social 

 Un'analisi realizzata da intarget su come si parla sui social del Coronavirus, per avere un'idea più chiara della reale percezione che gli italiani hanno in merito all'emergenza sanitaria.

Pisa, 26 febbraio 2020 -   Come si parla sui social del coronavirus? Qual è il profilo degli italiani che diffonde notizie su questo tema? Per scoprirlo, intarget ha realizzato un’analisi che, attraverso metodologie di web listening, e mediante interpretazione avanzata dei dati da parte dei propri consulenti, punta a restituire una fotografia oggettiva piuttosto che basata su opinioni.


La riflessione di Giorgia Fumo  del   team  Social Media Analyst di intarget:

"#coronavirus - Come se ne parla? Il virus che ha l'innegabile merito di aver spiegato una volta per tutte come si devono lavare le mani, è oggetto di un'informazione ritenuta confusa e poco affidabile. Ecco quanto è emerso dalla nostra analisi: gli italiani che parlano del virus sono prevalentemente giovani e uomini; se si guardano i loro interessi si nota che sono principalmente attivi in campo legale e giornalistico e che chi si interessa di Scienza è solo al quarto posto. Se osserviamo le professioni, chi svolge professioni sanitarie è addirittura all'ottavo posto, lasciando che gran parte della discussione sia guidata da autori di blog/testate, manager e avvocati. Fra i temi si nota che i morti sono più discussi della prevenzione e che fra le notizie prevalgono i termini che informano circa l'andamento della situazione, spingendo però i termini allarmisti. Fanno capolino le buone notizie dello Spallanzani e delle ricercatrici che hanno isolato il virus. Gli eventi più citati in concomitanza del virus sono stati ovviamente il Capodanno (cinese), la Uefa Champions League, il carnevale e il Mobile World Congress, a seguire, le Fashion Week." afferma   Giorgia Fumo -  Social Media Analyst in intarget.


Commento di Nicola  Tanzini - Ceo e Founder di intarget:
"Siamo soliti utilizzare strumenti di ascolto per monitorare la comunicazione e basare la strategia dopo un attento monitoraggio dei dati. Crediamo che i dati battano le opinioni e abbiamo deciso di analizzare i social, in questo momento delicato e caotico, per avere un'idea più chiara della reale percezione che gli italiani hanno in merito all'emergenza sanitaria. D'altronde, in questo periodo di prevenzione e di permanenza entro le mura domestiche e di quella che in gergo tecnico viene definita "distanziazione sociale",  i social diventeranno finestra sul mondo ancora più importante, sia per conoscere gli aggiornamenti del Coronavirus sia per continuare a vivere la propria quotidianità." Afferma  Nicola Tanzini - CEO e Founder di intarget"Stanno cambiando alcune abitudini di consumo come l'acquisto online e la stessa comunicazione offline dei brand si sposterà maggiormente sui canali digitali, ci sarà anche la possibilità di accelerare la diffusione dello smart work e dell'e-learning. Anche l'informazione dovrà adeguarsi: questo è il momento di rallentare e comunicare con sensibilità e competenza. Tornando alla nostra analisi, vedere come chi parla del Coronavirus e dichiari di essere un professionista sanitario sia solo all'ottavo posto ci deve interrogare. Dobbiamo ritornare a dare valore alle fonti primarie delle informazioni, ai professionisti per competenza e fidarci maggiormente delle istituzioni che, in situazioni di crisi come questa, sono i media principali da seguire e rilanciare, evitando inutili e pericolosi passaparola che rischiano solo di alimentare il sensazionalismo e le fake news."  


La ricerca

La ricerca ha analizzato i contenuti degli ultimi tre mesi, dal 27 Novembre al 26 Febbraio incluso, in italiano, utilizzando i dati provenienti da Twitter, Facebook, Blog, siti di news online, forum e anche altre piattaforme meno utilizzate in Italia (es. VKontakte).
L'inizio del picco di comunicazione sui social, è avvenuto intorno al 20 gennaio, poco prima del Capodanno Cinese. In questo arco di tempo sono stati rilevati 2 milioni di risultati. Più di un milione e mezzo provengono da Twitter, questo  perché il social network  è sempre una delle fonti principali per la diffusione di notizie di attualità. A seguire la classifica come numero di risultati vengono i siti di Online News, i Blog e solo in quarta posizione Facebook. Gli autori di questi contenuti (utenti, blog, testate ufficiali etc.) sono stati 108.700.

Le due finestre temporali che hanno visto un incremento della comunicazione
Si possono identificare due momenti di picco: il primo, più ridotto,  è stato fra il 27 Gennaio e il 2 Febbraio. In questo caso le notizie erano tutto sommato positive: ad esempio  ha riscontrato grande interesse il risultato delle scienziate dello Spallanzani che hanno isolato il coronavirus. In questa fase il virus veniva ancora discusso come un male "cinese", quindi ancora piuttosto lontano. Dopo questo momento le notizie hanno iniziato a scemare, finché non si è arrivati al secondo picco, partito intorno al 17 Febbraio e che ha raggiunto il suo massimo il 24 febbraio. Si è passati da   15.000 discussioni circa a più di 270.000 contenuti. A questo punto è arrivata l'esplosione dei contenuti allarmisti, in particolare in merito alla situazione in Lombardia.

Termini come "contagiati", "situazione", "emergenza" spiccano, insieme alle discussioni sulle misure adottate dal Governo e dalle Regioni. I concetti non variano molto in quei giorni, e ciò è attribuibile al fatto che la velocità di diffusione delle notizie è verosimilmente superiore rispetto all'effettiva velocità di aggiornamento delle stesse. Quindi, banalmente, si tende a ripetere le stesse notizie mentre se ne attendono di nuove.

Il profilo degli italiani
Tra coloro che ne parlano prevalgono le professioni legate alla stampa: sono molti gli autori di blog e che scrivono su testate giornalistiche. Si vedono però anche molti manager e questo perché probabilmente le misure restrittive hanno un impatto sul business, ma anche avvocati, insegnanti e studenti. Questa morfologia è plausibile, perché rispecchia le principali categorie colpite dalle misure restrittive.
Il principale influencer in questo caso è, come prevedibile, il Dr. Roberto Burioni. In generale i medici danno dettagli sulla patologia, i suoi rischi e le misure da adottare. Sono però molti di meno rispetto alla massa, quindi possono essere schiacciati.  

Non ci sono dati che rilevano, almeno nella tipologia di diffusione di contenuti sul coronavirus, una differenza di genere ma si osserva un dettaglio: le modalità con cui viene affrontato il tema.
Se le donne che hanno ottenuto più Engagement, ovvero riscontro da parte degli utenti tramite reazioni e commenti, sono tendenzialmente più inclini a parlare con ammirazione delle misure adottate dalla Cina come, ad esempio la costruzione degli ospedali in tempi record, delle ricercatrici, di come il virus dovrebbe far riflettere sulla crudeltà nei confronti degli animali (ricordiamo che il primo contagio è stato identificato come proveniente dai pipistrelli in vendita), del  riscaldamento globale e altre minacce che vengono messe in ombra da questo allarme e ringraziano i medici, la stessa indagine sugli uomini, più numerosi, ha dimostrato come  questi  tendano a scrivere più in merito agli "eventi", quindi anche i casi che fanno più notizia.
La quarantena è la misura in assoluto più discussa, specialmente in riferimento alla Lombardia. La maggior parte dei post ne parla in toni "neutrali" senza schierarsi, ma si osserva un 30% di post che esprimono un giudizio negativo che  va dalla semplice preoccupazione alla disapprovazione. 

L’analisi in oggetto ha utilizzato dati provenienti da Twitter, Facebook, Blog, siti di news online, forum e anche altre piattaforme meno utilizzate in Italia (es. VKontakte)
La ricerca ha incluso i risultati in italiano nell'ultimo trimestre, dal 25 novembre '19 al  26 febbraio 2020.
Tra gli strumenti, è stata utilizzata la piattaforma Talkwalker.

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intarget:  intarget è il partner per la consulenza strategica nel marketing digitale.
Dal 2001 accompagna imprese nazionali e internazionali nella loro evoluzione verso la piena maturità digitale progettando soluzioni tailored made per la costruzione di strategie di marca efficaci e misurabili.
L’azienda mette a disposizione dei brand un ecosistema di expertise: dallo studio e consulenza per le strategie integrate con un approccio data-driven e misurazione delle campagne, alla protezione, valorizzazione e attivazione del dato fino alla produzione di contenuti creativi. La forte vocazione internazionale l’ha portata ad estendere il suo business nei mercati DACH e APAC, aprendo le sedi di Lugano e Shanghai oltre a quelle italiane di Pisa e di Milano.
Per maggiori informazioni: 
www.intarget.net

Mirandola Comunicazione

http://www.mirandola.net

Marco Ferrario | Francesco Sicchiero | francesco.sicchiero@mirandola.net | +39 366 8759702


pubblicato il 25/02/2020

Caricato il 27/02/2020

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