MIA PHOTO FAIR

Diario di MIA, giorno 3 - Noi “fotografi” della GenZ, tra social e memoria

Comunicato stampa

 

Noi “fotografi” della GenZ, tra social e memoria 

 

La videoinchiesta prodotta da MIA Photo Fair, a cura di Michele Smargiassi, con interviste a studenti del Boccioni di Milano e il Toschi di Parma

 

(Milano 14 aprile) - Una “fotografia come teletrasporto”, dove emerge una netta differenza tra uso pubblico e personale del medium. E ancora un rapporto con le immagini tutt’altro che usa e getta, con gli scatti che invece vengono conservati, benché raramente stampati. Una fotografia che è ancora “prelievo di realtà”.  

Così il giornalista e scrittore Michele Smargiassi ha introdotto la video inchiesta prodotta da MIA Photo Fair condotta su due classi rispettivamente del Liceo Artistico Toschi di Parma e del Liceo Artistico Statale di Milano Boccioni. I risultati dell’indagine sono stati presentati in occasione della terza giornata di MIA Photo Fair organizzata da Fiere di Parma  in corso all’Allianz MiCo di Milano, fino al 14 aprile.

A discuterne nel talk ”La foto è MIA”, insieme a Smargiassi e una rappresentanza di studenti del Liceo Boccioni, sono stati il fotografo Simone Bramante “Brahmino”, uno dei fotografi italiani più seguiti su Instagram, e Maria Vittoria Baravelli, curatrice d’arte e di fotografia.

Dalle risposte degli studenti - spiega Smargiassi- emerge come ancora le fotografie continuino a conservare l’importanza di preservare i momenti. Le foto si stampano solo per promozione artistica, ma si tengono perché tutte hanno una scintilla da cui genera un’emozione. Non esistono più gli album di famiglia, ma in qualche modo, è un concetto che dall’analogico è rimasto nel digitale, dove la fotografia continua a dire qualcosa di noi. Certo gli album famigliari erano condivisi in un gruppo ristretto, mentre oggi la foto è mia, ma potenzialmente posso condividerla con miliardi di persone”.

Simone Bramante ha sviluppato la sua riflessione sottolineando insieme al valore artistico ed emotivo della fotografia il suo ruolo di documento storico. “L’emozione espressa dalle immagini continuerà se saprà durare nel tempo. Quello che più mi interessa è che riesca a continuare a raccontare la nostra società, così come è accaduto con le immagini dei grandi fotografi del ‘900 di cui mi sono nutrito e che mi hanno dato modo di vedere le differenze dei luoghi dove viviamo e come è cambiato l’essere umano. Dal punto di vista artistico sono convinto che continuerà a esprimere quello che non può essere tradotto in prosa”.

Una società che produce solo sui social miliardi di immagini ogni anno, “un vero diluvio digitale”, lo definisce Maria Vittoria Baravelli.Oggi - afferma - con i social si corre il rischio che le immagini vengano viste come qualcosa di superficiale. Ma non penso sia così, perché noi fotografiamo, pubblichiamo sui social e questo é una sorta di preghiera laica”. 

Secondo la curatrice occorre tuttavia interrogarsi da un lato sul consumo velocissimo delle immagini, perché “su Instagram il tempo medio di visione é dai 2 ai 3 secondi. Un pesce rosso guarda un punto vuoto per 8 secondi. Nei musei si dedicano alle opere meno di 30 secondi. Tutto si è velocizzato. C’è bisogno di tempo e questo è un mondo che cerca di non dartene”.  Dall’altro occorre chiedersi quanto questo enorme numero di immagini “raccontino esattamente i nostri costumi”.

La terza giornata di MIA Photo Fair ha affrontato anche il tema del rapporto tra arte e scienza, in termini di prevenzione e del vivere sano, raccontando la prima edizione del Premio LILT per la Fotografia Contemporanea, organizzato da LILT Bologna e dal presidente, il Prof Francesco Rivelli, ideato da Anna Rosati e diretto con Azzurra Immediato, vinto da Anna Nagy e Marilena Pisciella rispettivamente nelle categorie Professional ed Emergenti.

Il tema scelto da LILT Bologna per la prima Edizione del Premio per la Fotografia Contemporanea è stato ‘METAMORFOSI’. Un concetto ampio e trasversale - come sottolineato nel talk anche da Enrico Stefanelli, direttore Photolux Festival e Benedetta Donato, curatrice, entrambi giurati del Premio - privo di barriere e confini, in grado, perciò, di mostrare il valore intrinseco della trasformazione. La metamorfosi, quale processo appartenente alla fisica e alla vita, è uno dei tratti peculiari dell’Arte tale da rendere il cambiamento un aspetto fondamentale all’avanzare stesso della vita. 

Il premio sarà protagonista della mostra dedicata ai progetti finalisti, il prossimo ottobre, mese rosa della prevenzione, a Bologna e di un focus al Photolux Festival di Lucca.

Una giornata che ha visto anche la presentazione del giornale Città, realizzato da Giorgio Terruzzi e Giangiacomo Schiavi, che vuole narrare il senso profondo della metropoli lombarda, grazie a un gruppo di fotografi che raccontano, attraverso reportage, quello che accade in città.  “Una Milano vera - spiega Giorgio Terruzzi - con il lusco e il brusco, come si direbbe qui. Raccontiamo lo straordinario, il bello che esiste a livello artistico e architettonico, ma proviamo anche a dare voce alle tante persone che non ce l’hanno”


 

CONTATTI CON LA STAMPA

Antonella Maia I M 349 4757783 I antonella.maia@mirandola.net

Caricato il 14/04/2024

Condividi

Organizzazione

Video

Immagini

Settori

  • Arte
  • Eventi e Fiere