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World Happiness Report: l’Italia attraverso fiducia, libertà di scelta e “bellessere”

World Happiness Report: l’Italia attraverso fiducia, libertà di scelta e “bellessere”

 

Una riflessione dell’Associazione Ricerca Felicità che ha realizzato l’Osservatorio italiano sulla felicità

 

Il 20 marzo, come ogni anno dal 2012, è uscito il World Happiness Report. Si tratta di una pubblicazione scritta da un gruppo di esperti indipendenti che analizza quest’anno 149 Paesi nel mondo per misurare scientificamente il benessere soggettivo.
Quest’anno, nonostante la pandemia, l’Italia continua ancora a scalare posizioni. Nella graduatoria delle correlate alla felicità, il report del 2021 mostra l’Italia al 28mo posto. Un grande traguardo, considerando che solo tre anni fa, nel rapporto del 2018, l’Italia si trovava al 47esimo posto. C’è da dire che è difficile fare paragoni, considerando che il WHR mostra  una fotografia fedele dei fenomeni sociali evidenti, anno per anno. Tra le variabili che contribuiscono a decidere la graduatoria, ci sono l’aspettativa di vita, il reddito pro-capite e 4 fattori sociali: la generosità, il supporto sociale, la percezione di corruzione e la libertà di scegliere cosa si vuol fare della propria vita. Ecco, è su quest’ultimo aspetto che ci vorremmo soffermare, visto che in una graduatoria di 149 nazioni, la media degli italiani è al 126esimo posto. In altre parole, gli italiani non si sentono liberi di scegliere. Questo è un dato sul quale è necessario riflettere, non solo perché fortemente correlato al livello di felicità percepito dalla nostra popolazione, ma per il suo valore e per la sua importanza sociale.
Indubbiamente, questa ricerca avviene in un anno in cui la libertà è stata messa a dura prova a causa della pandemia, ma perché l’Italia è al 126esimo posto?
Il non sentirci liberi di fare scelte di vita dimostra che alcuni tra i principi fondamentali su cui si basa la nostra democrazia, quelli di libertà e uguaglianza, non siano considerati come “reali” dai nostri concittadini.
Sarebbe interessante indagare da dove deriva questo sentimento, ma soprattutto capire come la parola “libertà” abbia significati diversi tra Generazione Z e Baby Boomers.

Un altro dato che meriterebbe un approfondimento, riguarda il supporto familiare e sociale, che nel WHR 2021, ci fa ritrovare alla 54esima posizione. Alla domanda “hai amici o parenti pronti ad aiutarti in caso di bisogno?” si percepisce che gli intervistati sentano di poter contare poco sulle altre persone in caso di necessità.  Ci fa riflettere questo dato, soprattutto se unito a quanto rilevato dal Barometro della Felicità, che mostra come le persone appaiono più felici di quanto si sentano realmente. Si ha la sensazione che tra “essere” e “mostrare di essere” si possa tendere a non svelare la propria reale condizione. Se così fosse, sarebbe necessario pensare a come migliorare l’autenticità delle relazioni, l’interscambio, la capacità di mostrare la propria vulnerabilità e la volontà di chiedere in caso di bisogno.

Un terzo aspetto che ci ha colpiti, sono correlate della felicità durante il Covid-19: fiducia e benevolenza, quest’ultima che associamo al benessere diffuso. Proprio all’interno del report  osserviamo che le persone che si fidano, sono resilienti di fronte a crisi come tsunami, terremoti e tempeste. Nel World Happiness Report del 2013 si è dimostrato che le conseguenze della crisi finanziaria del 2007-2008 erano meno gravi in quei paesi che coltivavano fiducia nelle istituzioni. Oggi la pandemia ha generato paura dell’altro e ha reso più difficile avere degli obiettivi comuni e adottare regole condivise.
Avere fiducia nella scienza, nelle istituzioni e nelle persone, dunque, è quell’atteggiamento verso gli altri e verso se stessi che rende le relazioni sociali positive, generative e i sistemi virtuosi.
Allo stesso tempo, la benevolenza - predisposizione verso gli altri - strettamente legata alla fiducia, è alla base di un benessere diffuso.
Come più volte ci ha stimolato in passato, anche il prof. Enzo Spaltro – scomparso il 26 marzo scorso a 92 anni e che ha dedicato la sua vita al benessere delle persone - occorre un nuovo modello plurale di sviluppo, che il benessere diventi bellessere, cioè proiezione di benessere nel futuro, e per fare questo, non basta concentrare la ricchezza nelle mani di pochi ma è necessario che il benessere sia diffuso.

 

Sandro Formica
Elga Corricelli
Elisabetta Dallavalle

 

 

Caricato il 08/04/2021

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