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Il rischio sismico in Italia è reale e misurabile: in crescita il numero delle polizze, ma il Paese fatica a prenderne coscienza

Il rischio sismico in Italia è reale e misurabile:
 in crescita il numero delle polizze, ma il Paese fatica a prenderne coscienza

43 miliardi di euro è il valore delle perdite economiche derivate da catastrofi naturali, ma la penetrazione delle coperture assicurative dedicate non va ancora oltre il 30%.
L’asse della catena appenninica, la fascia pedemontana alpina e alcune zone interne delle Alpi tra le più soggette a terremoti di potenza massima fino a magnitudo 7.5.

Milano, 28 novembre 2017 - Pericolosità naturale, vulnerabilità del territorio specifico (data dalla resilienza degli edifici) ed esposizione (a cominciare dalla densità abitativa) sono i tre parametri di misurabilità del rischio sismico, ma solo il 6% degli italiani è consapevole di vivere in un territorio soggetto a movimenti tellurici particolarmente dannosi. Investire in prevenzione costa un decimo della spesa per la ricostruzione in seguito ad eventi naturali disastrosi, eppure l’estensione assicurativa contro le catastrofi naturali è limitata al solo 2% delle unità abitative assicurate per incendio, e di queste circa l’80% è situato nel Nord Italia.

Analizzando i dati Ingv sembra che gli italiani non siano ancora pienamente coscienti dei reali rischi che si corrono continuando a costruire con le stesse modalità e nei medesimi luoghi inadeguati - commenta Alessandro De Felice, Presidente di ANRA -  Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), infatti, non sta accadendo nulla di diverso dal passato: i terremoti sono manifestazioni a-periodiche, ma in media ogni secolo la nostra Penisola conta una ventina di eventi sismici calamitosi. Oggi, però, grazie all’unione di geoscienze e informazioni storiche, è possibile ridurre gli elementi di imprevedibilità del terremoto ipotizzando la magnitudo attraverso lo studio approfondito delle aree geografiche: esistono zone dove la pericolosità sismica è maggiore, come i territori dell’asse della catena appenninica, della fascia pedemontana alpina insieme a qualche zona interna delle Alpi. In termini di magnitudo, l’Ingv attribuisce a queste aree una potenza massima raggiungibile di almeno 7.5.

Ma secondo lo stesso studio solo il 6% degli italiani sa di vivere in un territorio sismico, pertanto è evidente la necessità di diffondere la cultura del rischio sismico, misurabile come prodotto di tre diversi parametri: la pericolosità naturale, la vulnerabilità del territorio specifico, che è data dalla resilienza degli edifici, e l’esposizione, a cominciare dalla densità abitativa. È poi necessario investire nella ricerca scientifica per aumentare la conoscenza dei fenomeni e adottare le migliori pratiche politiche. I rischi di catastrofe naturale in Italia sono anche altri, come le criticità idrogeologiche attestate da oltre 500 mila frane censite, e la presenza di numerosi vulcani (il Vesuvio, l’Etna, le isole di Vulcano e Stromboli). Sempre l’Ingv ha recentemente attivato anche una rete per il monitoraggio del rischio tsunami correlato a terremoti che potrebbero interessare in particolare le coste tirrenica e ionica, dove la tettonica è più intensa e il maggiore gradiente batimetrico può favorire il coinvolgimento di volumi di masse d’acqua imponenti.

Secondo l’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), i danni conseguenti a catastrofi naturali registrati nel 2016 ammontano al doppio di quelli dell’anno precedente, ma la percentuale delle perdite assicurate è rimasta sostanzialmente invariata[1]. I dati raccolti dall’Ania dimostrano come attualmente l’82% delle polizze incendio attive riguarda le unità abitative, il 13,5% i fabbricati e solo il 4,4% le unità commerciali, mentre l’estensione per le catastrofi naturali è inclusa solo nel 5% delle polizze. Si tratta comunque di un dato in crescita: alla fine di settembre 2016 erano oltre 400.000 le polizze con la copertura per il rischio terremoto e/o alluvione, mentre nel 2009 erano soltanto 35.000. Le unità abitative assicurate sono prevalentemente dislocate nel Nord Italia, con una maggiore concentrazione nell’area del Veneto, della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia Romagna e parte del Friuli-Venezia Giulia. A livello provinciale risulta che in quasi tutto il Nord Italia più di un’abitazione su due è assicurata contro l’incendio, mentre nel Sud, nella maggior parte dei casi, tale percentuale non supera il 20%. Decisamente più limitata l’estensione contro le catastrofi naturali: degli oltre 12 milioni di unità abitative assicurate per l’incendio, solo 610.000 (pari al 2%) hanno questo tipo di tutela (principalmente per terremoto e/o alluvione) e di queste circa l’80% è situato nel Nord dell’Italia.

“Le perdite economiche derivate da catastrofi naturali, secondo i dati Ania,  hanno raggiunto nel 2016 il valore di 43 miliardi di euro, eppure la penetrazione delle polizze assicurative dedicate non va ancora oltre il 30% - afferma Alessandro De Felice, presidente di ANRA - Più volte si è discusso sull’ipotesi di renderle obbligatorie, ma il permanere della funzione assistenziale dello Stato non ha incentivato fino ad oggi il cambiamento dello status quo. Anche a livello macroeconomico l’allarme lanciato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, secondo cui un grande evento sismico potrebbe comportare un downgrading del livello di affidabilità del debito pubblico italiano[2], non è certo rassicurante. Il rischio appare dunque sicuramente elevato e affinché si adottino strategie difensive utili nel futuro, basti pensare che la prevenzione costa un decimo della ricostruzione, pur trattandosi di un percorso che richiede decenni per essere completato”.

[1] http://www.anra.it/portal/contenuti/operativi/1411/tutela-degli-edifici-il-punto-sulle-coperture-in-italia

[2] L’evidenza è stata al centro del convegno “Il gap di protezione assicurativa contro le catastrofi naturali in Italia. Costruire insieme la resilienza del Paese”, promosso da Swiss Re negli spazi del Museo MAXXI di Roma. Fonte: Insurance Trade


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Caricato il 27/11/2017

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