“Rovi” è su Spotify

“Rovi” è su Spotify

Timur Rella, Carlotta Sarina e  Alessandro Miceli esprimono la  loro vita e cantano la paura in cui sono stati relegati in questo periodo, danno voce al dramma in cui hanno vissuto durante la pandemia con una canzone rap-pop da ascoltare attentamente, parola dopo parola, beat dopo beat.

“Rovi” è su Spotify

“Urlo i miei drammi ma son tutti sordi/ Oggi mi alzo così/ Prendo la musica e scappo da qui/ ma un altro sogno infranto/ Qui dentro piove, c’è  odore di asfalto/ Io punto al microfono, il pubblico e il palco/ Tu invecchi, io Benjamin Button” - questo si legge nel testo del rapper Alessandro Miceli.

Il ritornello della musicista e cantante Carlotta Sarina  potrebbe diventare un vero e proprio appello a riprenderci le nostre vite:

“Ti-timidezza assordante  / no no non farsi abbattere / da una paura,  /c’è un buio che acceca / paura paura contagia ancora paura / e si diventa un pupazzo di fili.  / Si intrecciano nodi, un garbuglio di cavi / le punte si sdoppiano,” Attento, son rovi!” / e ti tocca tagliare delle spine che graffiano / lottando tra i rami /
Io qua non ci sto più”.



Musica: Timur Rella

Voce e testi: Alessandro Miceli (Pixo) e Carlotta Sarina (Lotta)

 

Rovi su Spotify
Video teaser su Instagram

 

15 giugno 2021 - Una canzone rap e pop dà voce al disagio di tre giovani che sembrano farsi portavoce delle emozioni fortissime e contrastanti dei ragazzi della loro età ma, in verità, potrebbero parlare per tutti noi, indipendentemente dagli anni che abbiamo.   

 

“Ho scritto questo testo — ha commentato Alessandro Miceli, rapper di 20 anni  — in piena pandemia. Venivo da un periodo difficile, le nostre vite si sono fermate e il mondo sembra essersi ristretto, soffocando tutta la nostra energia.  Per non farmi mancare nulla, mi stavo anche lasciando con la mia fidanzata. In quello stato d’animo, le parole di questa canzone si sono fatte largo nella mie mente da sole. Quando sto male, scrivo. Scrivere è la cosa che mi viene meglio da sempre, da quando ero bambino. Scrivere è l’unico modo sano di sedare la mia mente. Urlo i miei drammi ma sono tutti sordi. Ero bullizzato da piccolo, gli psicologi mi hanno anche drogato, diciamo che la pandemia  mi ha fatto ricordare quei giorni terribili di buio che acceca. Un periodo assurdo. La pandemia lo ha fatto riaffiorare alla mia mente, me lo ha fatto rivivere con il mio corpo, oggi  diverso da quello di allora, ma che ha memoria fisica di quelle ferite. Ferite indelebili che sanguinano ancora e non si rimargineranno mai. La solitudine e l’abbandono strozzavano la mia rabbia e la mia paura. Avevo bisogno di urlare, ma nessuno sembrava ascoltare.  E allora scrivo. Non esiste atto che amo di più. Un giorno a Mantova ho detto a Timur  che avrei voluto cantarla in duetto con una ragazza ed eccoci qui. Ho studiato pianoforte da bambino, ma è il rap è la forma espressiva che preferisco, scrivere  mi libera dalla gabbia della paura, dalle catene dell’odio, dal male di vivere. Le parole affiorano alla mie mente in rima, ho letto tanta poesia e studiato i sonetti.  Per me la creatività arriva improvvisamente, i testi sono illuminazioni, magari mentre lavoro affiorano alla mente e devo scrivere, scrivere è un’urgenza, impazzirei senza la scrittura. Amo il mio lavoro e  anche se iniziassi a poter vivere di musica, mi piacerebbe continuare a fare quello che faccio  perché mi ha dato e mi sta dando tanto. Io voglio un palco e basta. Quello che vedo nel rap è che ci sono barriere territoriali, io sogno un rap senza confini, non rappresento una provincia, una città, un paese, sento mio un mondo senza barriere. Il video l’abbiamo girato in luoghi dismessi, abbandonati, come ci sentiamo noi, abbandonati e non ascoltati, luoghi periferici, luoghi che urlano il loro abbandono, l’abbiamo girato a Parma, ma potrebbe essere ovunque, sono luoghi uguali in ogni città del mondo. Il palazzo abbandonato e i vetri rotti, rotti esattamente come ci sentiamo noi. Sarebbe bello andare a cantare in quei luoghi o  in posti abbandonati così. Il nostro testo  è come quei murales che hanno ridato vita e colore a luoghi abbandonati. ” 

 

Timur Rella propone ad Alessandro di duettare con Carlotta Sarina,  diciannove anni, studentessa che sta per diplomarsi al  Liceo Musicale Attilio Bertolucci di Parma. L’incontro tra Carlotta e Timur è avvenuto per un’altra canzone YELLOW WOOD su Spotify da novembre 2020. 

“Questa è la mia prima canzone rap ha aggiunto Timur Rella — per questo ho lavorato con Alessandro che conosce bene questo genere musicale. Carlotta l’ho coinvolta la prima volta per scrivere Yellow Wood, una canzone pop. La quarantena mi ha permesso di concentrarmi molto sulla musica. Anche io come Carlotta ho studiato al Liceo Musicale Attilio Bertolucci di Parma e ora studio il primo anno di saxofono al Conservatorio di Parma. Per me la musica è terapeutica,  se sto male compongo.  In pandemia ho composto tantissimo. Vorrei contaminare classica, rap e jazz,  generi classici e popolari. Ho coinvolto Carlotta perché la sua voce è profonda e avrebbe potuto generare un forte contrasto con la parte di Alessandro. Questi contrasti rappresentano tre storie molto diverse, le nostre vite ma anche tre generi  totalmente differenti.“

 

“Ricordo benissimo quando Timur mi ha proposto di lavorare con Alessandro. - ha concluso Carlotta Sarina - Ero felicissima perché da almeno due anni avevo capito che se volevo esprimermi al meglio, dovevo provare a scrivere rap. Ho abbracciato con entusiasmo l’invito di Timur. Il rap è libertà. La mia parte è più pop che rap, lo so, ma sono felice di averla scritta perché passare dalla musica classica al rap sarebbe stato un salto troppo grande per me, cominciare da questa canzone, invece, mi ha dato forza e fiducia nelle mie capacità compositive e di scrittura. Ho capito che avrei potuto scrivere quello che volevo. Come Alessandro, ho da sempre la passione per la scrittura e da quando nel 2020 ho conosciuto una crew ligure di ragazzi che rappavano i loro pezzi, ho capito che avrei potuto provarci anche io. Da allora quando qualcosa nella vita mi colpiva, nel bene e nel male, scrivevo subito sulle note del mio cellulare, immaginavo mondi, e in questo modo nascevano canzoni. Vorrei portare questa mia musica in luoghi frequentati da altri musicisti, altri cantanti, altri rapper provenienti da mondi diversi. Per me la musica è un percorso senza traguardo, è crescita continua che non ha mai fine. La mia sperimentazione nasce appunto dagli incontri che faccio, mi esprimo con quello che sento dentro. Non credo nei confini dei generi musicali.  Per la maturità, ad esempio, ho composto un pezzo classico  e nello stesso momento sto per veder nascere questo mio ritornello mezzo pop e mezzo rap.  In questa pandemia la musica ha buttato giù ogni confine. Ho conosciuto Alessandro solo quando il pezzo era finito, tutto si è svolto su Internet. Il ritornello  è nato nella mia camera. Continuavo a ricevere critiche da tutti, ho litigato con la mia migliore amica, la scuola invadeva il mio mondo con la DAD, in tv solo paura paura paura. A casa mia, sulla  mia collina vicino a Salsomaggiore Terme, quella che sento casa e che è presente in tutti i miei testi, anche in quello precedente Yellow Wood. Sono testi che si ispirano alla  natura, ai boschi, ai rovi, appunto. Stavano crescendo più rovi che altro e non mi trovavo bene neppure qui, le foglie, i rami sotto i quali mi sentivo al sicuro erano diventati tutti  rovi … la mia “timidezza assordante” che non mi faceva reagire agli attacchi, trasformava la collina in un intreccio di rovi. Nel testo parlo di buio, di rovi, anche perchè volevo dare un’immagine chiara a chi avrebbe ascoltato il pezzo, ho mostrato il mio  buio e la mia angoscia che genera paura che contagia ancora paura. “Attento son Rovi!” è la voce dell’unico amico che sentivo essermi rimasto vicino e grazie a lui ho superato la paura, tagliato i rovi e sono uscita lottando, lotta è il mio nome, in effetti, non mi sarei lasciata sconfiggere. “

 

Questa canzone rap-pop nasce online da tre ragazzi, due di loro non si conoscevano nemmeno. È un testo della pandemia.



Per maggiori informazioni:

Mirandola Comunicazione
Marisandra Lizzi
marisandra@mirandola.net
+393483615042

 

Caricato il 15/06/2021

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