Università Cattolica del Sacro Cuore

Studiare all’estero è possibile per tutti

Studiare all’estero è possibile per tutti

La cecità non è un limite per lo studio all’estero, anche a 10.000 km da casa.

È il caso di Brandon Biggs, giovane californiano, che sta frequentando i corsi di lingua italiana presso Università Cattolica

Milano, 1° dicembre 2014 – Non ci sono limiti alle possibilità di studiare all’estero. Questo vale anche per le persone affette da disabilità; e l’Italia si mostra particolarmente attrezzata e ricettiva in questi casi. Questo è quello che sta sperimentando in prima persona Brandon Keith Biggs, uno studente di 22 anni, cieco dalla nascita, che ha preso parte al programma ISEP (International Student Exchange Programs) Study Abroad presso Università Cattolica, e che ha iniziato il suo soggiorno il primo settembre a Milano.

Il suo sogno di venire in Italia a studiare è stato reso possibile anche grazie al Servizio Integrazione Studenti con disabilità e studenti con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), che Università Cattolica offre a tutti gli studenti diversamente abili che desiderano frequentare le lezioni dell’ateneo.
In particolare, l’ateneo offre agli studenti ipovedenti o non vedenti alcuni sussidi necessari per affrontare le lezioni e lo studio nella maniera più completa possibile. Ad esempio, tra i servizi offerti vi sono postazioni informatiche dotate di sintesi vocale e barra braille o l’accompagnamento degli studenti ai corsi e l'organizzazione di accorgimenti logistici necessari per sostenere gli esami come ingranditori e ulteriori supporti video e audio.
Tutto questo ha permesso a Brandon di superare i 10.000 km che lo separano dalla sua Università di partenza per approfondire lo studio dell’italiano nel Belpaese.

Brandon studia, infatti, musica lirica presso la California State University East Bay, ad Hayward. Uno dei suoi obiettivi è quello di seguire le orme dei grandi della musica lirica come Pavarotti, e magari un giorno esibirsi anche al Teatro della Scala di Milano: “La mia passione per il canto lirico, con il tempo, è diventata una vera e propria professione, che mi porta a cantare da 1 a 8 ore al giorno. La maggior parte delle opere liriche sono scritte in italiano e desidero perfezionarmi nella vostra lingua, ma nella mia università non ci sono corsi. Questo anno voglio quindi dedicarlo proprio allo studio della lingua italiana.” 

Da settembre Brandon ha quindi iniziato a frequentare i corsi della Cattolica che gli permettono non solo di acquisire delle conoscenze linguistiche ma di vivere un’esperienza a tutto tondo della cultura italiana. Difatti il percorso di studi in inglese che ha scelto gli offre diverse esperienze come corsi che spaziano dalla lingua alla cultura italiana, dalla drammaturgia alla finanza.

La sua esperienza di studio all’estero si è rivelata migliore di quanto avesse potuto immaginare: “Qui il personale dell’università, in particolare dell’Ufficio Internazionale, si assicura sempre che gli studenti siano a loro agio, siano contenti e possano fare una bella esperienza. Si prendono cura di ogni studente internazionale. Ogni volta che vado nel loro ufficio sembra che mi stiano aspettando. Qui le relazioni con lo staff sono molto più umane, mentre nelle università americane è diverso: lì devi aspettare il tuo turno con il tuo numero, senza oltrepassare la linea; lì pago solo per un servizio, e l’unica cosa che mi chiedono quando ho bisogno di qualcosa è il mio numero di matricola. Qui invece riscontro un’attenzione a tutti gli aspetti della mia persona”. 

Per Brandon la cecità non è mai stata un limite: “Perché dovrebbe limitarmi? È una cosa con la quale mi sono trovato a vivere, e a me piace vivere: non sopporto le cose noiose e adoro vivere.”

Secondo Brandon l’Italia ha una grande cultura, ma gli americani pensano di conoscerla solo perché frequentano il ristorante italiano sotto casa e non capiscono il motivo per cui dovrebbero attraversare l’oceano per visitarla: “Tra le persone affette da cecità, ne conosco molto poche che hanno provato a venire in Italia per vivere un’esperienza di studio, e non mi so spiegare il perché. Chiunque sia affetto dalla cecità può fare quello che io faccio: studiare all’estero, frequentare qualsiasi programma di studio, anche qui in Italia. Conosco gente che è andata in Germania, in Inghilterra, ma non in Italia”.

Brandon ha accettato il rischio di attraversare l’oceano per venire nel Belpaese e grazie all’ospitalità, agli ottimi servizi e allo staff della Cattolica, ha deciso di prolungare la sua permanenza in Italia di altri sei mesi, frequentando i corsi fino a giugno 2015.

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Caricato il 01/12/2014

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