Università Cattolica del Sacro Cuore

Il dottorato si colora di rosa

Il dottorato si colora di rosa 


Proclamati oggi in Università Cattolica 600 dottori di ricerca: il 60% sono donne e hanno un’età media tra i 28 a i 30 anni.

Abbiamo selezionato tre storie per raccontare la ricerca al femminile. Tra i diplomati, una giovane iraniana e l’ambasciatore coreano presso la Santa Sede

 

Milano, 20 giugno 2014 – Il suo nome è nella rosa dei 460 ricercatori in economia selezionati da tutto il mondo e provenienti da 80 paesi che al Meeting on Economic Sciences di Lindau avranno il privilegio di incontrare e assistere alle lezioni di diciannove importanti Premi Nobel. Chiara Paola Donegani, trent’anni, comasca, è una degli oltre 600 dottori di ricerca che hanno discusso la tesi di dottorato negli anni 2011, 2012, 2013 nei campus di Milano, Piacenza e Roma, e che oggi, venerdì 20 giugno, hanno ricevuto il conferimento del titolo dal rettore dell’Ateneo Franco Anelli.

Laureata in Cattolica a pieni voti, nel 2009 si è iscritta alla Scuola di Dottorato di Politica Economica. Dopo il primo anno trascorso nel campus di Piacenza, è volata all’Università di Birmingham dove ha conseguito un master in Economic Policy, un’esperienza curriculare fondamentale per il rilascio della certificazione del Dottorato con “European Label”. Il terzo e ultimo anno, poi, l’ha passato a Milano svolgendo attività di ricerca, sotto la guida del professor Gianpaolo Barbetta presso il Centro di Ricerca sulla Cooperazione e il Nonprofit (Crc) della Cattolica, utile per la realizzazione della tesi di dottorato. Un lavoro scientifico, dedicato all’analisi delle differenze di soddisfazione professionale dei lavoratori impiegati nel nonprofit rispetto agli altri settori, che si è distinto per l’approccio metodologico adottato e il tipo di analisi econometrica effettuata. «Il tema affrontato negli ultimi anni è diventato di cruciale importanza nell’agenda europea - osserva la giovane ricercatrice. La soddisfazione lavorativa è un fattore chiave in economia del lavoro, perché determinante per la produttività dei lavoratori e, quindi, per la competitività delle organizzazioni (società private, enti pubblici o organizzazioni del terzo settore) in cui i lavoratori sono impiegati. Lo scopo del mio lavoro di ricerca è stato approfondire l’evidenza empirica internazionale in tema di soddisfazione lavorativa. In particolare, mi sono concentrata su tre aspetti che la letteratura indica rilevanti nell’influenzare i livelli di soddisfazione sul lavoro: il reddito; il settore lavorativo (privato, pubblico, nonprofit) e l’appartenenza ai sindacati. Ne è risultato un quadro interessante da cui emergono numerosi spunti per interpretare il livello di job satisfaction dei lavoratori».

Dopo la tesi, discussa nel maggio 2013, Chiara ha continuato la sua attività in Cattolica come assegnista di ricerca nella facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Nel frattempo, col titolo di dottorato in tasca, si sono aperte numerose opportunità professionali cui Chiara guarda con interesse. «Per il prossimo futuro sto valutando proposte di insegnamento e ricerca in Università non solo italiane, ma anche estere».

Anche Cristina Orso, 33 anni, ha frequentato la Scuola di dottorato in Politica Economica. Dopo la laurea specialistica all’Università del Piemonte Orientale in “Economia e Politiche Pubbliche”, conseguita col massimo dei voti, il suo più grande desiderio era intraprendere la strada della ricerca in campo economico. Così la decisione di frequentare un corso di dottorato. «Ho optato per l’Università Cattolica per la sua ottima reputazione - spiega Cristina. Inoltre, sapevo che uno dei docenti della Scuola di dottorato in Politica economica, il professor Marco Mazzoli ora all’Università di Genova, stava lavorando a un progetto inerente al microcredito, un tema molto simile a quello su cui verteva il mio progetto di ricerca».

La tesi di dottorato di Cristina Orso ha analizzato, da un punto di vista prettamente empirico, l’impatto della partecipazione ai programmi di microcredito nella realtà del sud-est asiatico sul livello di empowerment delle donne che aderivano a tali programmi. Nello stesso tempo, ha preso in esame l’effetto del microcredito - inteso non solo come strumento economico ma soprattutto sociale - sull'incidenza della violenza domestica. «L’esperienza del dottorato è stata molto positiva, sia dal punto di vista lavorativo, sia per quanto riguarda la sfera umana. Continuo tuttora a collaborare con il coautore di uno dei paper della tesi, che è stato molto attivo e presente durante il mio percorso di ricerca. Soprattutto è stata determinante per poter aver accesso all’assegno di ricerca, già al secondo rinnovo, conseguito all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Economia, dove collaboro a un paio di progetti europei suAgeing e Health Economics».

Non da meno è stata l’esperienza di Leyla Nazari. Dopo la laurea nel suo Paese d’origine, dall’Iran è approdata a Piacenza per perfezionare i suoi studi in agraria, nella Scuola di Dottorato per il Sistema Agroalimentare – Agrisystem. «Ho studiato genetica delle piante realizzando il sogno, che coltivavo da bambina, di diventare agronomo», racconta Leyla raggiunta via email, in questi giorni in Italia per un breve stage. «Ecco perché ho proseguito i miei studi in questo campo, frequentando un dottorato in un Paese maggiormente sviluppato al fine di acquisire una preparazione migliore. La scelta è ricaduta sull’Italia, che già conoscevo avendo avuto l’opportunità di viverci con la mia famiglia».

Leyla ricorda con entusiasmo il periodo di studio in Cattolica. «Ho trovato la qualità dell’insegnamento d’alto livello - dice Leyla -. Sono riconoscente al professor Vittorio Rossi, docente di Epidemiologia e difesa integrata delle colture, che mi ha aiutato molto, anche nella realizzazione del lavoro di tesi dedicato alle micotossine nel frumento duro, considerate all’origine della fusariosi della spiga, tra le malattie del grano più distruttive e diffuse al mondo, con l’obiettivo di individuare modelli predittivi per questo tipo di infezione». Tre anni di studio e ricerca che hanno giocato un ruolo significativo ai fini della carriera professionale della dottoressa di ricerca iraniana. «Conseguire un PhD ha cambiato la mia vita. Con questo titolo post laurea sono riuscita a trovare in Iran un lavoro in qualità di ricercatore, una posizione difficile da raggiungere se non hai alle spalle una formazione altamente qualificata come quella che ho raggiunto con le competenze acquisite nel campus piacentino».

Tra le storie raccontate vale la pena segnalare anche quella di Kim Kyung Surk. Nato a Seoul, nel 1948, Kyung Surk ha una conoscenza approfondita dell’Italia. È un fine italianista, essendosi laureato in lingua e letteratura italiana e avendo conseguito nelle stesse discipline un diploma di specializzazione alla Sapienza di Roma. Ha frequentato, poi, la Scuola di Dottorato in Politica economica, discutendo nel 2012 la tesi dal titolo “Tecnological innovation in korean manufacturing firms: determinants and effects”. Fin qui tutto normale se non fosse che Kim Kyung Surk è ambasciatore della Repubblica di Corea presso la Santa Sede.

 

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Caricato il 20/06/2014

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