NETCOMM

L’UNIONE FA LA FORZA

Netcomm firma lappello avanzato dai rappresentanti dellindustria europea
LUNIONE FA LA FORZA
Commissione europea, Parlamento e Stati Membri 
invitati a un approccio equilibrato verso la direttiva per i diritti dei consumatori
 
 
Milano, 26 maggio 2011 Netcomm Consorzio del Commercio Elettronico Italiano sostiene e firma, insieme ad altre Associazioni di rappresentanza del settore in Europa, un appello contro la serie di misure previste nellambito di una direttiva sui Diritti dei Consumatori approvata lo scorso 24 marzo dal Parlamento Europeo. Provvedimenti che rischiano non solo di minare alla base lesistenza stessa del settore in Europa ma anche di generare una pericolosa spirale inflazionistica sui prezzi dei prodotti venduti online.
 
A seguire lincipit dellappello (in allegato la versione integrale in lingua inglese).
 
 
 
L'industria europea invita la Commissione europea, il Parlamento e gli Stati Membri 
a un approccio equilibrato alla direttiva per i diritti dei consumatori
 
 
Le organizzazioni firmatarie, in rappresentanza di migliaia di aziende presenti sui diversi mercati dellUnione, desiderano richiamare l'attenzione dei policy maker nazionali ed europei sulleffetto potenzialmente negativo che questa proposta potrebbe avere sull'economia del settore, andando a imporre oneri eccessivi, e sulla scelta dei consumatori, andando ad aumentare i costi.
 
Le organizzazioni firmatarie sostengono l'idea di rafforzare lomogeneità dei diritti dei consumatori in tutta l'Unione Europea ma richiedono fortemente un approccio basato sul giusto equilibrio tra l'esigenza di un elevato livello di tutela dei consumatori e il legittimo interesse del settore.
 
Anche se le organizzazioni firmatarie hanno già espresso forti riserve sulla direttiva, individualmente e attraverso lEMOTA (European Multi-channel and Online Trade Association) vorrebbero congiuntamente e pubblicamente ribadire la loro più profonda preoccupazione per alcune disposizioni previste dalla direttiva.
 
Le organizzazioni firmatarie si oppongono in particolare agli articoli 16, 17 e 22 bis della proposta di direttiva. L'effetto di questi tre articoli porterà ad esempio una società ad affrontare lobbligo di pagamento per la raccolta delle merci (articolo 17) utilizzate dai consumatori per 28 giorni e a rimborsare la totalità dei costi al consumatore ancor prima che possano essere controllati eventuali danni o effettivo uso dei prodotti (articolo 16). Inoltre, a seguito dell'articolo 22 bis, le aziende potrebbero essere obbligate a un contratto fuori dal proprio paese vedendosi così negata la libertà di contratto.
 
Le organizzazioni firmatarie ritengono che tali misure:
 
siano in contrasto con gli interessi dei consumatori perché hanno un impatto diretto sul prezzo dei prodotti e sulle scelte di consumo. Infatti, il costo totale delle misure è stimato in 10 miliardi di euro all'anno;
 
creino un rischio considerevole per la situazione finanziaria di molte aziende dell'Unione, in particolare le piccolissime, le piccole e le medie imprese, molte delle quali non sopravvivranno ai costi generati da tali misure;
 
mettano a repentaglio seriamente diversi principi fondamentali del diritto comunitario e in particolare il principio di proporzionalità, come evidenziato da esperti di diritto europeo;
 
moltiplicherà inutilmente la circolazione dei beni restituiti dai consumatori, poiché tali misure comporteranno un aumento degli oggetti restituiti pari a due o cinque volte, a seconda dei prodotti, come si può osservare nel caso della Germania. Questo avrà sicuramente un impatto negativo sull'ambiente a causa di un aumento delle emissioni di CO2.
 
 
Le organizzazioni firmatarie vorrebbero far notare:
 
l'assenza di qualsiasi consultazione o valutazione dell'impatto, dato che tali misure interesseranno migliaia di aziende e milioni di consumatori in Europa;
 
la mancanza di sostegno da parte delle associazioni dei consumatori. In realtà queste misure non sono state richieste dai consumatori e, dove presenti, riguardano il rimborso delle spese di restituzione della merce;
 
linefficacia della tesi secondo cui tali misure presumibilmente promuoverebbero lo sviluppo del commercio elettronico quando il settore, che sta vivendo una crescita molto rapida, potrebbe essere al contrario gravemente compromesso da tali misure.
 
 
In questo contesto, le organizzazioni firmatarie esortano i propri rappresentanti e le Autorità europee ad astenersi dall'adottare gli articoli 16 e 22 bis nella loro attuale versione e si oppongono all'articolo 17 così come proposto nellultima variante dal Parlamento, nell'interesse delle imprese e dei consumatori europei e in vista della realizzazione di un Mercato Unico Interno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ufficio stampa Netcomm:
Mirandola Comunicazione
Marisandra Lizzi
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Caricato il 26/05/2011