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Cloud Computing: non solo moda, ma chiave di volta per migliorare la competitività

Non più ennesima moda ma chiave di volta per migliorare la competitività e la capacità di innovazione nel nostro Paese. L’iniziale diffidenza verso il Cloud Computing cede il passo a un interesse sempre maggiore da parte dei CIO: il 66% lo considera un trend rilevante per l’informatica aziendale, mentre per il 12% è “la nuova rivoluzione che cambierà il modo di fare IT”.
E a fronte di un eventuale “sorpasso a destra” da parte delle Business Line, il 72% dei CIO dichiara di essere “promotore e traino” di iniziative cloud in azienda
 
IL CIELO è BLU, SOPRA LA NUVOLA
 
Software, Infrastrutture e Piattaforme “as a service” si diffondono tra le grandi aziende:
il primo si rivela più maturo (63%), il secondo (49%) e il terzo (24%) seguono con qualche incertezza.
Nella flessibilità (63%) e nella condivisione delle risorse (41%) l’attrattività del modello Cloud
 
 
Milano, 11 maggio 2011 – Si è svolto oggi presso l'Aula Carlo de Carli del Politecnico di Milano il Convegno “Cloud & ICT as a Service: fuori dalla nuvola!”, con la presentazione dei dati della ricerca dell'Osservatorio Cloud & ICT as a Service promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
La ricerca si è focalizzata sulle organizzazioni italiane di grandi dimensioni attraverso un’analisi empirica effettuata mediante survey, casi di studio e workshop che ha coinvolto complessivamente 168 Responsabili dei Sistemi Informativi e i rappresentanti delle principali aziende dell’offerta.
 
Quello che si delinea è uno scenario interessante: in un Paese segnato da un forte ritardo tecnologico - la spesa italiana in ICT nel 2010 è diminuita infatti del 2,5%, a fronte di una spesa mondiale tornata a livelli di crescita del +4,9% e di Paesi come l’India o la Cina che hanno visto una crescita rispettivamente del 18% e 15% – il Cloud non si mostra più come uno dei tanti trend del momento ma comincia a rivestire, dopo un’iniziale diffidenza, un ruolo sempre più protagonista soprattutto per lo sviluppo delle PMI, spina dorsale dell’economia italiana, e delle PP.AA., ancora troppo ancorate a sistemi rigidi e arretrati che frenano la competitività.
 
Questo perché, nonostante le accezioni più comuni vedano nel Cloud Computing un’evoluzione già da tempo in atto verso “architetture informatiche in cui risorse standardizzate vengono rese fruibili in maniera condivisa dagli utenti”, in realtà “la nuvola” presenta vantaggi che vanno al di là del puro aspetto tecnico, motivo per cui gli stessi vendor tendono a proporsi direttamente alle Business Line glissando su modalità realizzative e proponendo immediatamente benefici finanziari e flessibilità.
 
“Ma i CIO non temono il ‘sorpasso a destra’ da parte delle Line e, anzi, nel 72% dei casi si dichiarano ‘promotori e traino’ di iniziative cloud in azienda – commenta Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano - anche se le maggiori aspettative (riduzione dei tempi di adozione e attivazione del servizio, riduzione dei costi di gestione interni e minori investimenti iniziali) sono tuttavia proprio gli elementi che, una volta saliti ‘sulla nuvola’, creano le maggiori disillusioni”.
 
Restano invece coerenti con le aspettative i benefici rilevati in termini di flessibilità (63%) e possibilità di condivisione di risorse (41%). Per questo motivo, il 66% valuta il Cloud “un trend rilevante che le imprese devono comprendere per far evolvere il loro modello di impresa”. Il 12% lo ritiene addirittura “la nuova rivoluzione che cambierà il nostro modo di fare IT”.

Spostando l’attenzione alle criticità, si trovano alcune confortanti sorprese: se l’integrazione delle soluzioni Cloud con l’infrastruttura già esistente in azienda si conferma l’aspetto più critico, tuttavia alcune percezioni, come la scarsa sicurezza dei dati e l’immaturità dell’offerta si rivelano, nei fatti, meno critiche di quanto paventato a priori. Per contro, elementi come la definizione ed il rispetto degli SLA (Service Level Agreement), risultano ancora più critici di quanto ci si attendesse.

Ma vediamo nel dettaglio come si declina e in quale misura viene adottato il Cloud Computing, nato per semplificare la gestione delle risorse ICT “schermandone” la complessità per l’utente e trasformandole in servizi:
  • Con un’offerta Infrastructure as a Service (IaaS) l’utente non si deve più preoccupare dell’approvvigionamento delle macchine e del loro corretto funzionamento ma conserva il controllo degli strati sovrastanti e la possibilità di installare le applicazioni su questa infrastruttura.
Il 49% delle aziende intervistate dichiara di avere attivo almeno un servizio IaaS
 
  • Con il Platform as a Service (PaaS) (livello di schermo superiore) vengono comprese nella nuvola ed erogate come servizio anche le piattaforme necessarie per sviluppare, integrare ed erogare le applicazioni, lasciando all’utente il controllo sugli strati applicativi.
Il 24% delle aziende intervistate dichiara di avere attivo almeno un servizio PaaS
 
  • A livello di Software as a Service (SaaS), infine, anche lo strato applicativo viene portato nella nuvola e quindi fruito dagli utenti come servizio. A parte pochi parametri di configurazione e personalizzazione, tutta la complessità sottostante è nascosta e l’utente mantiene solo il controllo delle modalità di utilizzo del software per eseguire i propri processi di business.
Il 63% delle aziende intervistate dichiara di avere attivo almeno un servizio SaaS
 
“Tra le tipologie di servizi IaaS e PaaS più diffusi vi sono la capacità elaborativa e di storage, le risorse virtuali configurate e il software infrastrutturaledichiara Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca - . Meno diffusi, ma con un interessante trend di crescita, sono gliambienti di sviluppo e deployment di applicazioni software, i sistemi di supporto alla IT governance e i business process management system. Passando ai servizi SaaS tra i più utilizzati troviamo le applicazioni di gestione delle Risorse Umane, i portali aziendali, la posta elettronica, la Unified Communication & Collaboration e i sistemi di conservazione sostitutiva. Meno diffusi, ma comunque in crescita,CRM e sistemi di produttività individuale e scambio documentale. Più di nicchia, infine,eCommerce, sistemi di business intelligence, sales force automation, amministrazione finanza e controllo”.
Le grandi aziende
Questo per quanto riguarda le grandi aziende che partono frequentemente con soluzioni di Cloud interno infrastrutturale e contemporaneamente sperimentano sul Cloud pubblico soluzioni SaaS (per applicazioni trasversali dalla scarsa personalizzazione oppure su processi core in casi di necessità immediata – soluzioni potenzialmente temporanee ma fruibili ovunque in modo flessibile). La grande azienda investe solo successivamente nell’integrazione con i sistemi legacy e nell’adozione di soluzioni di Platform as a Service per costruire e gestire su Cloud pubblico applicazioni personalizzate.
 
 
Le PMI
Caso diverso le PMI, il cui mercato Cloud, nonostante un interesse previsionale significativo (20% per la parte di SaaS e al 30% per la parte IaaS), si trova ad oggi in uno stato embrionale. Il livello di diffusione del SaaS è ancora nell’ordine del 2-3% per le applicazioni più diffuse e riguarda principalmente CRM, sistemi di videoconferenza, “pacchetti semplici” a supporto di attività amministrative e contabili e servizi a supporto delle attività amministrative del personale, di controllo delle presenze e gestione delle trasferte. Meglio non va per i servizi infrastrutturali con il 6% di aziende che usa servizi di storage, sicurezza e backup dei dati e il 3% capacità elaborativa in modalità as a Service. Le piccole imprese colgono da subito buoni risultati ricorrendo al Cloud esterno, poiché le limitate esigenze di personalizzazione e integrazione ai sistemi legacy consentono loro di sperimentare e utilizzare servizi pubblici di Software e Infrastructure as a Service con costi e tempi contenuti. Il passo successivo, per loro, è spesso quello di adottare soluzioni PaaS per sviluppare applicazioni più personalizzate ed integrate.
 
Il vero problema dell’utente è, dunque, capire il livello del servizio Cloud di cui ha bisogno in relazione allo specifico ambito applicativo: occorre che si chieda cioè quanto sia conveniente un servizio standardizzato e con pochi margini di intervento tuttavia disponibile in tempi brevi e con costi flessibili. Passando dallo IaaS al PaaS fino al SaaS, la possibilità di personalizzazione e adattamento alle esigenze diminuisce, per contro l’utente dispone di soluzioni già pronte.
 
 
L’offerta
Con il termine “cloud” si identificano offerte di varia natura da parte dei vendor: dai component developer (“componenti di base”, hardware e software per la costruzione delle infrastrutture Cloud) ai service provider (servizi via rete), dai Cloud broker (chi aggrega e rivende servizi), fino ai solution developer (progetti su misura più o meno integrati con il Sistema Informativo aziendale esistente).
 
Le loro strategie si differenziano poi in base all’origine, la cui analisi rende conto di quanto il mutamento sia significativo e destinato a ridisegnare i rapporti di filiera e i modelli di business dei diversi attori.
 
  • i pure player che, entrando nel mercato dei Sistemi Informativi con un’offerta completamente Cloud, mirano a conquistare mercato spingendo le aziende a sperimentare in modo flessibile l’offerta, per poi a portare nel Cloud porzioni sempre più significative del Sistema Informativo;
  • gli incumbent, leader tradizionali dei sistemi hardware e software per le aziende che, non volendo perdere terreno nei confronti dei pure player, fanno leva sulle caratteristiche tecnologiche e architetturali del Cloud per rendere più attrattiva e flessibile la loro offerta, arricchendola di componenti di servizio che affianchino i sistemi esistenti senza cannibalizzarli e, soprattutto, senza comprometterne la possibilità di personalizzazione;
  • infine i new player come gli operatori TLC che, a partire dalla propria infrastruttura, vedono nel Cloud la possibilità di allargare l’offerta fornendo con la connettività anche servizi ICT a valore aggiunto.
Obiettivo comune, rientrare dai pesanti investimenti che lo sviluppo di un’offerta Cloud richiede - a fronte dell’aspettativa dei clienti di flessibilità, reversibilità e basso costo - bilanciando la potenziale commoditizzazione dei servizi con politiche volte a realizzare un maggior lock-in sul cliente.
 
Il passaggio a una vera architettura Cloud consente all’azienda di disporre di un ventaglio virtualmente infinito di servizi in continua evoluzione fra i quali scegliere per comporre Sistemi Informativi aperti, flessibili e ritagliati sulle esigenze del singolo gruppo di utenti interni. Nella Ricerca sono state infine evidenziate sette capabilities che una Direzione ICT dovrebbe sviluppare per cogliere al meglio le opportunità del Cloud, raggruppabili lungo tre direzioni:
 
  • la relazione con le Business Line,
  • la relazione con i vendor
  • la padronanza degli elementi tecnici distintivi
 
Tuttavia, per il momento solo il 10% può definire la propria funzione ICT completamente “pronta” all’utilizzo consapevole del Cloud, mentre il 47% presenta ancora delle lacune sulle dimensioni analizzate. L’ambito maggiormente critico, in particolare, risulta essere quello relativo alla gestione delle relazioni con i vendor, maturo solo nel 20% delle aziende.
 
 
 
 
Per maggiori informazioni:
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La School of Management del Politecnico di Milano, con oltre 240 docenti, e circa 80 fra dottorandi e collaboratori alla ricerca, dal 2003 accoglie le molteplici attività di ricerca, formazione e alta consulenza, nei campi del management, dell’economia e dell’industrial engineering che il Politecnico porta avanti attraverso le sue diverse strutture interne e consortili. Fanno parte della Scuola il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, le Lauree e il PhD Program di Ingegneria Gestionale e il MIP, la business school del Politecnico di Milano. La School of Management ha ricevuto nel 2007 l’accreditamento EQUIS. Gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) vogliono offrire una fotografia accurata e continuamente aggiornata sugli impatti che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno in Italia su imprese, pubbliche amministrazioni, filiere, mercati, ecc. Gli Osservatori sono ormai molteplici e affrontano in particolare tutte le tematiche più innovative: B2b - eProcurement e eSupply Chain, Banche 2.0, Business Intelligence, Canale ICT, eCommerce B2c, eGovernment, Enterprise 2.0, eProcurement nella PA, Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, Gestione Strategica dell’ICT, Gioco online, ICT Accessibile e Disabilità, ICT in Sanità,  ICT nel Real Estate, ICT Strategic Sourcing, ICT & CIO nel Fashion-Retail, ICT & PMI, ICT & Utility, Information Security Management,  Intelligent Transportation Systems, Internet of Things, Mobile Finance, Mobile Marketing & Service, Mobile Internet, Content & Apps, Mobile & Wireless Business, Multicanalità, New Media e New Tv,New Tablet & Business Applications, NFC & Mobile Payment, RFId, Social Network

 

Caricato il 11/05/2011