Università Cattolica del Sacro Cuore

Dall’Italia all’India per diventare professionisti grazie al volontariato

Dall’Italia all’India per diventare professionisti
grazie al volontariato

Ogni anno l’Università Cattolica offre ai propri studenti la possibilità di vivere un’esperienza di volontariato durante il periodo estivo in Asia, Africa o Sud America attraverso l’International Volunteering Program

Questo programma consente agli studenti di sviluppare competenze professionali e umane che sono sempre più richieste nel mondo del lavoro

La comasca Veronica Corbellini, laureanda in Psicologia dello sviluppo e dei processi di tutela, ha aderito al programma trascorrendo 30 giorni in un orfanotrofio presso Jaipur, in India, e scoprendo, così, un modo nuovo di rapportarsi con i più piccoli

Milano, 31 ottobre 2017 – "Un bambino indiano necessita attenzione, ha bisogno che gli educatori si immedesimino nel suo modo di pensare e che si inseriscano completamente nella sua cultura: questi sono i tre elementi che caratterizzeranno d'ora in poi la mia professione". Veronica Corbellini, 24 anni, originaria di Como, sintetizza così il bagaglio di esperienza acquisito durante 30 giorni di volontariato in India, presso la città di Jaipur, dove ha lavorato come educatrice presso due orfanotrofi e ha imparato un nuovo modo di vivere la sua professione futura.

Veronica Corbellini è, infatti, laureanda in Psicologia dello sviluppo e dei processi di tutela e, durante l'anno accademico, ha visto crescere sempre più il desiderio di confrontarsi con una realtà che fosse totalmente diversa da quella che vive quotidianamente in Italia e che le offrisse l’occasione di fare qualcosa di concreto per gli altri. Per questo motivo, nel corso dell’anno ha deciso di fare domanda per partire con l’International Volunteering Program, l’iniziativa che offre a studenti e neolaureati la possibilità di svolgere un'esperienza di volontariato internazionale durante l'estate in Asia, Africa o Sud America.

Questo programma, oltre a rappresentare un’esperienza altamente formativa dal punto di vista della crescita personale, è stato modulato in modo da fornire un percorso coerente con gli studi, per aiutare gli studenti a acquisire competenze pratiche, in contesti internazionali e complessi. Infatti, solidarietà, lavoro di squadra e flessibilità nell’affrontare situazioni di ogni tipo sono attitudini sempre più ricercate nel mondo del lavoro.

Una conferma dell’utilità e dell’efficacia di questo programma arriva proprio dall’esperienza di Veronica, che ha scelto di partire e di andare a lavorare come volontaria per un mese in due diversi orfanotrofi, con il compito di insegnare ai bambini le basi della lingua inglese (come i colori, i numeri, i nomi degli animali, le parti del corpo e imparare a presentarsi), e svolgere diverse attività come il gioco o imparare a rapportarsi con gli altri bambini e le figure adulte.

“In passato ho lavorato con i bambini, ma ho sempre avuto il timore di non essere in grado di lavorare in questo campo. Fare quest’esperienza mi ha insegnato a relazionarmi con loro in modalità diverse e, a volte, anche un po’ originali. Inoltre, andando in India a lavorare negli orfanotrofi mi ha aiutato a capire, una volta terminato il mio percorso di studi, che il contesto lavorativo in cui vorrei specializzarmi come professionista è quello delle relazioni traumatiche dei minori, in contesti di vita problematici”.

Tra gli aspetti che hanno colpito maggiormente Veronica, c’è il desiderio dei bambini di avere la certezza di legami duraturi: “Vogliono essere sicuri che nonostante tutto, domani sarai ancora lì per passare del tempo con loro. Quello che chiedono è solamente che qualcuno voglia loro bene e non li dimentichi”.

In particolare, i bambini hanno mostrato questa loro esigenza nella festa del Rakshabandhan, più semplicemente rakhi, il legame della protezione. In questa occasione, sorelle e fratelli si rincontrano nella propria casa di origine. Le sorelle legano al polso dei fratelli un bracciale con una preghiera per la sua felicità e prosperità. Il fratello fa un dono e promette di proteggerla. Il Rakshabandhan diventa così la festa dell’amicizia e della fratellanza, che vale anche per tutti quei legami che sono simili a quello sorella-fratello, sia all’interno della famiglia ma con lontana parentela, sia, a volte, tra persone che hanno non hanno un rapporto familiare in senso stretto.

In questa occasione, Veronica ha messo il bracciale al polso dei bambini, ma i bambini se lo sono tolto e l’hanno legato al suo, riconoscendola così come didi, sorella:

Il momento più commovente è stato quando mi sono resa conto del significato della parola ‘didi’. In hindi significa sorella e i bimbi ti chiamano così. Mi sono sempre sentita a casa in questo orfanotrofio. E oggi, quando mi hanno chiamato sister, come se fossi in realtà una sorella più piccola, per le signore che lavorano, e più grande, per i bimbi, mi sono resa conto del peso della parola didi. Mi hanno fatto sentire come in una famiglia. Come se loro mi avessero accolto nella loro famiglia”.

 

 


Ufficio stampa Milano: ufficio.stampa-mi@unicatt.it - tel. 02 72342307

Referente: Katia Biondi - cell. 335 1376604

                 Marco Ferrario (Mirandola Comunicazione) - cell. 320 7910162

Area stampa online: http://areastampa.unicatt.it

 

 

 

Caricato il 07/11/2017

Condividi

Settori

  • Comunicazione
  • Cultura
  • Hobby e tempo libero
  • Locale
  • Maschile
  • Moda