Università Cattolica del Sacro Cuore

La solidarietà fa crescere (anche professionalmente

La solidarietà fa crescere (anche professionalmente)

24 studenti della Cattolica sono tornati dal Charity Work Program 2014, esperienza di crescita non solo umana, ma soprattutto anche professionale realizzatasi in Brasile, Capo Verde, Etiopia, India, Sri Lanka, Tanzania-Iringa, Tanzania-Iconda, Uganda

Milano, 30 dicembre 2014 – Uno stage sotto forma di esperienza di volontariato nei paesi in via di sviluppo può diventare una grande occasione di crescita umana e professionale. È quello che hanno sperimentato negli ultimi mesi i 24 studenti che hanno partecipato al Charity Work Program, un’opportunità di studio all’estero offerta da Università Cattolica, che rappresenta, in Europa, un unicum tra i programmi di studio all’estero.

Molto più di uno stage, il Charity Work Program non ambisce solo a formare dei professionisti in grado di operare in qualsiasi contesto, ma soprattutto educa alla solidarietà, alla conoscenza, all’incontro con ogni forma di diversità, attitudini sempre più ricercate nel mondo del lavoro”, dichiara Pier Sandro Cocconcelli, delegato del Rettore per l’Internazionalizzazione.

Numerose sono state le destinazioni e le attività proposte: missioni per l'infanzia abbandonata e programmi educativi in Brasile, Etiopia, Sri Lanka e Tanzania-Iringa; progetti agricoli e per la sanificazione dell'acqua a Capo Verde e in India; attività ambulatoriali di supporto al personale medico in Tanzania-Ikonda e Uganda.
Tutte queste attività hanno avuto due denominatori comuni: consentire agli studenti di applicare le conoscenze acquisite in un contesto difficile e imparare a incontrare l’“altro”, per riconoscerne il bisogno e operare in modo più umano e ragionevole.

Stefano Curreri, Greta Tedone, Elena Faga, studenti di Management per l’impresa della facoltà di Economia, e di Politiche europee e internazionali, facoltà di Scienze politiche e sociali, hanno vissuto all’interno della Ong Bala Vikas di Fathimanagar, in India: “Ho capito che non è sufficiente costruire pozzi o costruire scuole, dare aiuti materiali insomma, ma è fondamentale rendere le persone protagoniste dello sviluppo della loro comunità. Ciò che ha reso un successo questo corso sono due fattori fondamentali: il suo ambiente multiculturale e le visite sul campo dei progetti”.
Il loro progetto prevedeva tre settimane di formazione, durante queste settimane hanno visitato i diversi progetti che l’Ong ha sviluppato sul territorio: sistemi di purificazione dell’acqua, costruzione di scuole, centri dove le vedove sono aiutate a reinserirsi nella società. “In queste tre settimane ho potuto affrontare delle tematiche che ho studiato, ma che non ho mai avuto la possibilità di vederle applicare alla realtà, come ad esempio Economia dello Sviluppo. Durante quest’esperienza ho acquisito delle conoscenze che ora mi stanno tornando utili perché ora sto svolgendo un’attività di volontariato in una Ong che si occupa di adozioni a distanza, e posso mettere in pratica tutto ciò che ho imparato”.
Per Stefano l’esperienza in India è stata la possibilità di acquisire delle competenze professionali e gestionali che gli torneranno molto utili ora, che inizierà a fare uno stage in un’azienda. Perché sapere come affrontare delle situazioni difficili, avere la capacità del problem solving, ed essere in grado di lavorare in un team sono delle competenze organizzative e professionali che all’interno di un ambito lavorativo fanno la differenza.

Alessandra Paolucci, cinque giorni dopo essersi laureata alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma, è partita per l’Uganda. “L’esperienza in Africa è stata molto forte sia umanamente, che professionalmente. Lì ho visto realtà difficili da comprendere, sia da un punto di vista medico, in termini di possibilità di cura, ma anche da un punto di vista umano: il modo di vivere, il concetto della vita, il concetto di fine vita, il senso della vita stessa”. Dentro questa situazione Alessandra ha sviluppato sia competenze pratiche che umane: “Dal punto di vista medico e tecnico ho imparato ad essere più pratica, rispetto all’Italia. Ho visto patologie che qui non avrei mai visto, sia dal punto infettivo ma non solo. Per me, all’interno del campo medico, il guardare alla vita e alla sua fine in un determinato modo è stato uno spunto di formazione professionale, che mi è di aiuto ora a vivere diversamente il reparto, rispetto a prima”.

Gianmarco Anzellotti, studente presso la facoltà di Medicina e chirurgia a Roma, ha vissuto il Charity Work Program presso il Benedict Medical Center Kampàla, in Uganda: “Cosa mi è rimasto di questa esperienza? Sicuramente una crescita dal punto di vista professionale in quanto ho avuto la possibilità di conoscere davvero cosa sia la ‘medicina di frontiera’ e soprattutto come sia ancora possibile aiutare un malato quando hai solo le tue mani e qualche guanto.”

Anche Rossella Perletti, studentessa di Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, presso la sede di Milano, ha partecipato a un progetto di educazione a Canavieiras, in Brasile, il suo compito era quello di aiutare i bambini più grandi del Reforço Escolar nello svolgimento dei compiti e nel judo, capoeira e altre attività sportive. Arrivando in Brasile, Rossella si è accorta che la popolazione è sia povera a livello materiale, sia priva di un bagaglio culturale; per risolvere questa situazione bisogna partire dall’educazione dei bambini. “Ho capito l’importanza dell’educazione: l’insegnante non è solo colui che impartisce una lezione, ma è anche qualcuno che ti insegni cosa significa vivere, avere una famiglia, o l’importanza di fare un percorso di studi che permetta poi di trovare un lavoro. Stando in Brasile ho acquisito delle conoscenze a livello professionale riguardo all’insegnamento e alla figura dell’educatore.”

Il volontariato, quindi diventa un’attività da mettere a curriculum, come conferma Roberto Cauda, direttore del CeSi - Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale: “Nel processo di recruitment, la preferenza dei datori di lavoro va spesso a candidati coinvolti in processi strutturati, certificati, dal respiro internazionale e finalizzati a rafforzare la capacità di aprirsi agli altri e far fronte alle difficoltà. Il Charity Work Program di Università Cattolica consente di sviluppare queste attitudini trasformando una parte del proprio percorso di studi in una concreta scuola di vita."

***

Ufficio stampa Milano: ufficio.stampa-mi@unicatt.it - tel. 02 7234 2307
Marco Ferrario (Mirandola Comunicazione) – marco.ferrario@mirandola.net - cell 320 7910162

Katia Biondi – katia.biondi@unicatt.it – cell 335 1376604

Area stampa online: http://areastampa.unicatt.it

Caricato il 02/12/2014

Condividi

Immagini

Settori

  • Cultura
  • Maschile