Università Cattolica del Sacro Cuore

Moda e nuove tecnologie per una produzione etica e sostenibile - 9 MAGGIO - Cattolica

Moda e nuove tecnologie per una
produzione etica e sostenibile

Digital fashion è il dibattito proposto dal centro di ricerca Modacult
dell’Università Cattolica venerdì 9 maggio a Milano


Milano, 8 maggio 2014 - Una nuova moda sta emergendo, aperta, democratica, condivisa e iper-tecnologica, in grado di trasformare i canoni del gusto, del costume e del design. Una moda che ha fatto di etica e sostenibilità le parole chiave della sua produzione attraverso una filiera corta, l’incoraggiamento a una conoscenza diretta tra i protagonisti, e l'utilizzo di risorse locali. Il futuro della moda è, così, un presente digitale che sta trasformando il web da semplice strumento di comunicazione a piattaforma democratica di condivisione.
“Digital fashion. Fabbricazione digitale e piattaforme collaborative” è la conferenza internazionale promossa da Modacult, Centro per lo studio della moda e della produzione culturale, domani venerdì 9 maggio nella Cripta dell’Aula Magna in largo Gemelli 1 a Milano, alle 9.30. 

Sempre più oggi le aziende di moda subiscono, e in parte incorporano, la seduzione dell'estetica digitale. I social network e i blog hanno potenziato il modo con cui i fashion brand comunicano il proprio immaginario: dal sito web alle sfilate in streaming, dalle app per gli smarthphone allo showroom online. Inoltre il digitale è entrato anche nel mondo della produzione andando a rovesciare le regole e le convenzioni di uno dei luoghi sacri della creazione, l'atelier.
La fabbricazione digitale, basata su open design, stampe 3D, sistema digitale di taglio e incisione laser, ha trasformato le fasi creative e produttive, sviluppando un concetto di artigianato diffuso, ricontestualizzato e potenziato. Che cosa cambia? Anche nella moda la parola d'ordine sembra essere diventata "collaborare".
Designer, stilisti, sarti, costumisti si incontrano online condividendo la propria creatività e le proprie conoscenze e contribuendo così sia alla creazione di una collezione partecipata sia alla diffusione di bozzetti e cartamodelli pubblici.

Il convegno mira a unire prospettive disciplinari diverse ed esperienze concrete. Vuole porsi come momento di confronto tra studiosi e professionisti in merito all'evoluzione tecnologica e democratica del fashion system. Agnes Rocamora (London College of Fashion), esperta di cultural studies, si concentrerà sul rapporto tra moda e nuove modalità comunicative digitali; Stefano Maffei (Politecnico di Milano), architetto e designer, si focalizzerà, invece, sulla trasformazione dei processi di fabbricazione; discuteranno Silvia Mazzucotelli (Modacult) e Antonio Galdo (nonsprecare.it). Nella tavola rotonda “Talenti digitali”, infine, professionisti e creativi della scena italiana racconteranno il mondo della moda collaborativa. Si confronteranno, tra le altre, le esperienze professionali di wowcracy.com con Lucas Vigliocco, ethicalista.wordpress.com con Alberto Saccavini, wemake.it con Zoe Romano, sbaam.com con Andrea Mangano, redo-factory con Simona Orlandi e Adecco con Beatrice Podda.

Nel pomeriggio, nella sala Negri da Oleggio di largo Gemelli, alle 14.30 verrà presentata la nuova rivista International Journal of Fashion Studies (Intellect Books Ltd). Marco Belfanti (Università degli Studi di Brescia) e Roberta Sassatelli (Università degli Studi di Milano) parleranno di “Internazionalizzare lo studio della moda attraversando i confini linguistici e culturali” insieme agli editor della rivista Emanuela Mora (Modacult), Agnès Rocamora (London College of Fashion), Paolo Volonté (Politecnico di Milano), moderati da Laura Bovone (direttore Modacult, Università Cattolica).

L'International Journal of Fashion Studies è una rivista scientifica peer-reviewed in lingua inglese che promuove la diffusione a livello mondiale dello studio della moda in prospettiva interdisciplinare. Studi di moda sviluppati in paesi che hanno una tradizione in materia di costume, abbigliamento e moda non inferiore al mondo anglosassone, sono redatti spesso non in inglese e per questo non hanno raggiunto un pubblico internazionale. INJOFS punta sulla valorizzazione di contributi provenienti da paesi anche non anglofoni e promuove la loro diffusione attraverso un innovativo processo di peer-review: gli articoli in lingua originale vengono sottoposti alla revisione scientifica e, se accettati, vengono tradotti in inglese per la rivista hard-copy e pubblicati nella lingua originale sul sito dell'editore, Intellect Books ltd.

 

 

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Caricato il 08/05/2014

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