de Santi Matteo

de Santi Matteo

Prodotto e User Experience e User Interface (UX / UI) del Team per la Trasformazione Digitale

Al liceo ho iniziato a sperimentare con il mitico Amiga le possibilità espressive offerte dall’informatica, cercando, però, sempre il modo di “far funzionare” ciò che disegnavo, di renderlo interattivo.

Mi sono laureato nel 2002 in Comunicazione Pubblica con una tesi sperimentale che proponeva un nuovo modo di fare pubblicità sociale online, combinando profilazione avanzata dell’utente, serialità interattiva e quella che era, per l’epoca, un’esperienza visiva coinvolgente.

Ho collaborato da allora, nei panni di designer, front-end developer e flash developer, con diverse agenzie nazionali e altri soggetti pubblici e privati, progettando l’aspetto e l’esperienza utente di decine fra: videogiochi, cd-rom multimediali, piattaforme di e-learning, opere di letteratura digitale, sistemi per la gestione degli asset digitali, vetrine promozionali, piattaforme di e-commerce, communities e sistemi di workgroup, siti istituzionali, digital corporate identities, etc.. In alcuni casi ho diretto personalmente i team responsabili dei progetti; in altri sono stato semplicemente consulente o contributore.

Ho tenuto corsi e seminari come docente a contratto presso l’Ateneo di Padova e altri istituti o associazioni: poco mette in discussione e arricchisce il proprio punto di vista come il confrontarsi alla pari con gli studenti, quindi non perdo l’opportunità di portare avanti ancora oggi l’attività di formazione.

Lo stesso Ateneo mi ha chiesto di partecipare alla fondazione e ai primi anni di vita del Centro Multimediale e di E-Learning, una startup interna che si occupava, trasversalmente ai diversi dipartimenti e gruppi di ricerca, di innovazione e comunicazione digitale. Sono stati anni entusiasmanti e faticosi, in cui ho toccato con mano le frizioni e le enormi opportunità del fare innovazione con e per la Pubblica Amministrazione.

Ho seguito, su delega dei principali attori istituzionali della mia città, la progettazione e il lancio dell’hub digitale per le iniziative sui temi della smart city. La piattaforma permetteva a cittadini, associazioni e imprenditori di confrontarsi, promuovere progetti e restituire risultati con un modello di partecipazione aperta e trasversale. Il progetto prevedeva anche la realizzazione di un atlante che descrivesse l’identità del territorio attraverso lo strumento dell’info-grafica, animata e non. La data visualisation è da allora una strumento a cui amo ricorrere ogni qualvolta abbia bisogno di fare sintesi e far emergere il potenziale informativo di dati complessi.

Mi incuriosiva, però, un’esperienza di startup “pura”. Ho colto l’occasione partecipando alla fondazione, al concept e alla realizzazione delle prime due versioni di Triboom, una piattaforma sociale, “orizzontale” e gamificata, che consente a società sportive, associazioni e soggetti commerciali di supportare le proprie attività tramite diversi strumenti basati sul crowdfunding.

Dal 2016 sono responsabile della user experience e dell’interface design di Infocamere, la società nazionale che crea e mantiene tutti i servizi digitali del Sistema delle Camere di Commercio, primo fra tutti il Registro delle Imprese Italiane.

I tanti contesti professionali che ho avuto la fortuna di toccare hanno qualcosa in comune: ho sempre messo al primo posto il punto di vista degli utenti; direi “naturalmente”, quasi fosse una vocazione. Ma se chiamiamo i nostri interlocutori “utenti” prima di considerarli semplicemente “persone”, se ci focalizziamo sul prodotto e non sui bisogni che il prodotto soddisfa, ci ritroveremo probabilmente sulla strada sbagliata e sarà facile perdersi.

Da questa sensibilità nasce la mia candidatura in questo Team. Ed è stato un piacere scoprire durante i diversi colloqui della selezione che questo approccio è sinceramente condiviso.

Credo da sempre che il digitale sia, come ogni strumento dell’uomo, una meravigliosa opportunità di evoluzione. Ma l’innovazione resta per me solo un mezzo per raggiungere un fine più alto: migliorare, almeno un poco, la qualità della nostra vita e con essa il nostro modo di stare insieme, di essere “cittadini”. Questo credo sia il nostro dovere, e per questo metto in gioco con gioia tutta l’esperienza, l’entusiasmo e ogni briciolo di energia che riuscirò a trovare nei prossimi mesi.

Per sopravvivere a questo mondo di codici e vettori mi affido, quando posso, al terzo grande amore, la fotografia. La fotografia che si fa per strada, quella che racconta le storie di tutti i giorni. Sono stato fotoreporter di cronaca e reportages per alcune testate locali e nazionali, e per parecchi anni fotografavo di giorno e facevo lo sviluppatore di notte. Ora il tempo è poco, ma la camera è quasi sempre con me.

L’altra grande “fuga dalla realtà” me l’ha concessa il teatro. Ho fondato insieme ad altri amici fraterni una compagnia amatoriale che da oltre vent’anni mi permette di girare i teatri italiani vestendo i panni di qualcun altro. E imparare a fingere sul palco mi ha insegnato che fingere nella vita è, nel migliore dei casi, uno stupido spreco di tempo e che prendersi troppo sul serio rende tutto disperatamente noioso.

In tutti gli altri (sempre troppo pochi) momenti ho accanto la mia lungimirante compagna e la mia irrefrenabile figlioletta di due anni: campionesse, ahimè, nel prendermi poco sul serio e nell’impedirmi qualunque forma di noia. Grazie ad entrambe per essere, ogni giorno, il mio personalissimo spettacolo di fuochi d’artificio.